Dr. Wikipedia: il dottorato honoris causa dell'USI a Jimmy Wales

Il Decano della Facoltà di scienze della comunicazione Lorenzo Cantoni e il Presidente dell’USI Piero Martinoli consegnano il dottorato honoris causa a Jimmy Wales, in occasione del diciottesimo Dies academicus dell’USI.
Il Decano della Facoltà di scienze della comunicazione Lorenzo Cantoni e il Presidente dell’USI Piero Martinoli consegnano il dottorato honoris causa a Jimmy Wales, in occasione del diciottesimo Dies academicus dell’USI.

Servizio comunicazione istituzionale

17 Maggio 2014

Il nuovo mondo digitale e interconnesso è stato protagonista anche del conferimento del Dottorato honoris causa, durante il 18° Dies academicus tenutosi il 17 maggio 2014, attribuito dalla Facoltà di scienze della comunicazione al cofondatore di Wikipedia e fondatore di Wikimedia Jimmy Wales, "per il suo ruolo nel promuovere la condivisione online della conoscenza e nell'offrire una piattaforma enciclopedica collaborativa aperta alle diverse lingue e culture".

 

Laudatio del Professor Lorenzo Cantoni, Decano della Facoltà di scienze della comunicazione

Sono molto lieto che l’USI abbia deciso di conferire il titolo di doctor honoris causa a Jimmy Wales. La motivazione riportata sul diploma ben spiega le ragioni che hanno condotto a individuare l’iniziatore di Wikimedia Foundation e co-fondatore di Wikipedia per tale importante riconoscimento: “Per il suo ruolo nel promuovere la condivisione online della conoscenza e nell’offrire una piattaforma enciclopedica collaborativa aperta alle diverse lingue e culture”.

Si tratta dunque anzitutto di riconoscere il ruolo pionieristico svolto nel promuovere una cultura di condivisione delle informazioni sulla rete Internet e nel realizzare e diffondere strumenti tecnologici idonei per tale obiettivo. Wikipedia costituisce non solo una piattaforma di condivisione e di discussione fra persone interessate agli argomenti trattati dalle sue innumerevoli voci, ma anche un’opportunità importante per lingue e culture che non hanno mai avuto un progetto enciclopedico: è vero che la versione inglese è la più ricca e completa, ma è altrettanto vero che tutte le lingue vi hanno uguale diritto di cittadinanza (a fine marzo 2014 si contavano 248 lingue, con oltre 4 milioni e mezzo di voci in lingua inglese e oltre un milione in lingua italiana). Molti di noi non accettano, di norma, che gli studenti possano citare Wikipedia nei loro elaborati o nelle tesi, ma è così, in generale, per tutte le enciclopedie: l’università è il luogo dell’approfondimento, mentre le enciclopedie servono per un primissimo accostamento a una tematica di cui non si è esperti. Ed è proprio questo il compito, quello di un primo accostamento a tematiche non note, punto di partenza per approfondimenti e verifiche puntuali, che Wikipedia assolve sempre più nelle pratiche di chi cerca informazioni oggi. Certamente, a differenza delle enciclopedie su carta, Wikipedia è in continuo mutamento: ciò la rende particolarmente aggiornata, e insieme del tutto instabile, aperta a continue revisioni positive e a possibili errori.

Essa non è, propriamente, un’enciclopedia, quanto piuttosto un’impresa enciclopedica: le voci non sono testi completi, ma discussioni in corso. Per certi aspetti, così come l’Enciclopedia degli illuministi rappresentò la perdita della dimensione universale del sapere universitario, consolidando l’immagine di una serie di conoscenze parcellizzate – il cui unico ordine possibile sarebbe quello, del tutto estrinseco, dell’alfabeto –, Wikipedia sta mostrando che tale idea di sapere non è oggi più sostenibile: da un lato in molti settori è quasi impossibile fissare quanto si sa su di un argomento in un testo stabile, che possa durare per anni, dall’altro lo strumento ipertestuale aiuta a riannodare legami tra i vari elementi del sapere. Di più: Wikipedia aiuta a comprendere la dimensione globale, universale dunque, del sapere come collaborazione di molte persone, e insieme il valore delle diverse lingue e culture.

Sapendo che Wikipedia è tra i primi siti al mondo per visite – in Svizzera, per esempio, è al quarto posto, dopo Google, Facebook e YouTube – credo che sia un compito di noi accademici non solo riconoscere la sua portata innovativa e il suo ruolo fondamentale nella costruzione del sapere dei nostri contemporanei, ma anche contribuire ad arricchirla e a renderla un buon punto di partenza per chi cerca informazioni di qualità.

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