Il "rumore" nei mercati azionari e il ruolo dei grandi fondi d'investimento

Il Prof. Francesco Franzoni
Il Prof. Francesco Franzoni

Servizio comunicazione istituzionale

27 Agosto 2020

In un mercato dei capitali efficiente il valore di una società dovrebbe essere riflesso nel prezzo delle sue azioni. Tuttavia, il prezzo dei titoli è soggetto alla dinamica della domanda e dell’offerta che può causare scostamenti anche ingenti del prezzo dalla valutazione corretta. Questa dinamica si aggrava quando gli investitori sono grandi investitori istituzionali che comprano o vendono azioni in quantità rilevanti. L’impatto sui prezzi di tali transazioni può portare ad un’errata valutazione dei titoli azionari. Un recente articolo del Financial Times riporta i risultati di uno studio empirico su questo tema del professore di finanza dell’USI Francesco Franzoni che è in via di pubblicazione sulla rivista Management Science. 

L’analisi condotta dal Prof. Franzoni, assieme ai colleghi Itzhak Ben-David della Ohio State University e Rabih Moussawi e John Sedunov della Villanova University, si concentra sui dieci più grandi investitori istituzionali degli Stati Uniti che controllano più di un quarto di tutto il mercato azionario americano. Secondo i ricercatori, le strategie di trading dei fondi gestiti da queste società, seguendo strategie coordinate a livello centralizzato, possono comportare massicce operazioni unidirezionali di acquisto o vendita di titoli, che “creano rumore” nelle quotazioni azionarie, provocano volatilità nei mercati e, in ultima analisi, contribuiscono a un’errata valutazione delle aziende. I fondi di investimento più piccoli, invece, operano con strategie diversificate, spesso in contrapposizione fra loro, annullando così simili distorsioni. 

Un altro risultato importante della ricerca riguarda il fatto che, in periodi di turbolenza dei mercati, i titoli detenuti da questi grossi investitori sono soggetti a maggiore instabilità. Come spiega Franzoni, che all'USI è professore ordinario di finanza presso la Facoltà di scienze economiche e Senior Chair presso lo Swiss Finance Institute, “nelle fasi di forte ribasso dei mercati, i rendimenti dei titoli detenuti in grosse quantità da questi investitori istituzionali risultano essere significativamente più bassi, a causa delle vendite massicce che, di fatto, deprimono i prezzi dei titoli azionari".

Secondo gli autori, questo fenomeno solleva nuovi interrogativi sulla necessità di controllo regolamentare delle grosse società di gestione, in particolare la questione è se queste società debbano essere classificate accanto alle grandi banche come istituzioni finanziarie di importanza sistemica. 

 

Il contributo del Financial Times è disponibile online qui:
www.ft.com/content/00bb26e7-16ac-45b1-b56e-74f8f0aa7e42 

Lo studio intitolato “The Granular Nature of Large Institutional Investors” è disponibile qui:
www.sfi.ch/en/publications/n-15-67-the-granular-nature-of-large-institutional-investors-i.-ben-david-f.-franzoni-r.-moussawi-and-j.-sedunov-2015

 

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