È possibile "riparare" la giustizia penale?

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Servizio comunicazione istituzionale

14 Dicembre 2020

L’istituzione di una legge, la commissione di un reato, la sanzione inflitta dal giudice. Queste sono alcune delle fasi della giustizia penale alla base dei moderni sistemi giudiziari. Alla commissione di un crimine segue una pena da scontare, pena che spesso si traduce nella detenzione in una struttura correzionale. Ma l’espiazione di una pena è efficace, se l’obiettivo finale è quello di rieducare e reinserire nella società l’autore di un reato? E nella prospettiva della vittima, è sufficiente questo approccio meramente punitivo? La risposta è no, secondo la visione della giustizia riparativa, un approccio col quale si valorizzano il dialogo e la cura della sofferenza interiore senza che si escluda l’accertamento del reato e la relativa sanzione. Da qualche tempo l’Istituto di diritto dell’USI (IDUSI) studia e promuove questa visione innovativa della giustizia penale, un lavoro che ha portato anche alla creazione di un gruppo regionale in seno allo Swiss RJ Forum. Inoltre, in un recente convegno tenutosi all’USI, si è sottolineato come la prospettiva giudirica si intrecci in modo fruttuosamente interdisciplinare con un filone di ricerca sul dialogo e la mediazione di conflitti da anni attivo presso l’istituto di Argomentazione, linguistica e semiotica dell’USI (IALS).

 

La giustizia 'che cura e che guarisce'

La giustizia riparativa (GR, in inglese restorative justice, RJ) è un paradigma di giustizia nel quale il baricentro non è più solo l’autore del reato ma il rapporto tra l’autore e la vittima. L’idea di fondo è quella di una giustizia che cura e che guarisce. “La vittima del reato ha un ruolo nel processo penale come accusatore privato, ruolo che gli consente la richiesta di un risarcimento materiale. Ma nel processo penale la vittima è sola sotto il profilo emotivo, non è supportata nell’elaborazione della propria sofferenza e, di regola, gli interrogativi più dolorosi (“perché mi hai fatto questo?” e “perché proprio a me?”) restano senza una risposta. Ciò implica che la vittima del reato partecipi al processo penale coltivando però un sentimento di risentimento e di frustrazione non solo verso l’autore del fatto ma anche verso il sistema giudiziario”, spiega la Dott.ssa Annamaria Astrologo, ricercatrice e docente presso l'Istituto di diritto dell’USI (IDUSI) e presso l'Università degli Studi dell'Insubria. “Da qui nasce la discussione sull’opportunità di “riparare” la frattura creata dal reato. L’obiettivo della giustizia riparativa è infatti quello di riconoscere tutte le parti coinvolte: l’autore, la vittima, eventualmente, le rispettive famiglie e le comunità di appartenenza al fine di ricomporre il conflitto tra loro. Si contrappone al reato proprio l’idea della ricomposizione”.

 

Il convegno interdisciplinare dell'USI

Lo scorso 26 novembre si è tenuto all’USI – in modalità videoconferenza – il convegno intitolato Giustizia riparativa e mediazione penale, organizzato dall'IDUSI in collaborazione con lo Swiss RJ Forum, l’European Forum for Restorative Justice e l’Istituto di argomentazione, linguistica e semiotica (IALS) dell'USI. Tra i relatori anche Adolfo Ceretti, professore ordinario di criminologia e docente di mediazione reo-vittima presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. L'evento era dedicato al tema della giustizia riparativa, in particolare dal prospettiva della mediazione di conflitti, illustrando così l’importante approccio interdisciplinare che va sviluppandosi tra i due istituti dell’USI, incrociando la visione giuridica a quella comunicativa. “Da diversi anni, un importante filone di ricerca allo IALS si focalizza sulla comunicazione che ricostruisce relazioni e prova a risolvere il conflitto, attraverso un dialogo aperto, critico, fondato su ragioni ma anche rispettoso della soggettività dell’altro e delle emozioni”, spiega la professoressa Sara Greco della Facoltà di comunicazione, cultura e società dell’USI. “La mediazione di conflitti si fonda, ultimamente, su un processo comunicativo, nel quale chi media aiuta le parti a ricostruire uno “spazio di dialogo” laddove il disaccordo aveva creato un’ostilità sorda e distruttiva. Mediare significa diventare quasi “architetti” di una comunicazione nuova, trasformativa. Dal punto di vista comunicativo, la giustizia riparativa va ad aprire questo spazio dialogico “riparativo” persino in situazioni nelle quali la speranza di un cambiamento può apparire lontana”.

 

Il forum di discussione anche nella Svizzera italiana

Nel corso del 2020, dopo una fruttuosa serie di incontri di lavoro coordinato dalla Dott.ssa Astrologo dell’IDUSI, si è costituito un gruppo regionale in seno allo Swiss RJ Forum, con lo scopo di disseminare conoscenza sul tema della giustizia riparativa ma altresì di comprendere come possano realizzarsi esperimenti di mediazione e di ricomposizione, a cosa portino questi esperimenti e come cambino la prospettiva degli attori coinvolti e di tutti noi. "Abbiamo un gruppo regionale molto attivo in Ticino, che contribuisce in modo significativo alla promozione e allo sviluppo della giustizia riparativa in Svizzera", afferma Claudia Christen-Schneider, presidente dello Swiss RJ Forum. "Il gruppo esamina in modo critico le questioni fondamentali che sono centrali per l'introduzione della giustizia riparativa nel nostro Paese. La stretta collaborazione con l'USI e la promozione e lo sviluppo congiunto della formazione accademica nel campo di questa filosofia della giustizia è anch'essa un elemento molto prezioso e centrale. Un altro elemento importante è la collaborazione con i colleghi italiani e con il Forum europeo per la giustizia riparativa. Siamo molto lieti che la Svizzera italiana assuma un ruolo centrale in questa fase fondamentale dell'introduzione della giustizia riparativa in Svizzera".

 

Per saperne di più:
swissrjforum.ch

 

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