Scoprendosi ricercatrici

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Servizio comunicazione istituzionale

22 Giugno 2021

In vista dell’inaugurazione, in autunno 2021, del nuovo stabile che accoglierà il Centro di ricerca biomedica della Svizzera italiana a Bellinzona, la rivista Ticino Management propone una serie speciale di approfondimenti per illustrare le attività dei due istituti suoi capofila, IRB e IOR. In questo contributo speciale, pubblicato nell'edizione trimestrale tutta al femminile, Ticino Management Donna, si raccontano le esperienze di tre ricercatrici che da Polonia, Iran e Cina hanno scelto di seguire il percorso dottorale a Bellinzona, presso l'Istituto di ricerca in biomedicina e quello Oncologico di ricerca (entrambe affiliate all'USI), come tappa della loro formazione.

[Per gentile concessione di Ticino Management Donna] 

Che Bellinzona sia ormai riconosciuta a livello internazionale come centro di eccellenza della biomedicina, lo confermano non solo le pubblicazioni scientifiche, sulle più prestigiose riviste di settore, dei ricercatori dell’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB) e dell’Istituto oncologico di ricerca (IOR), ma anche l’internazionalità dei team dei due Istituti: in media, il 72% dei loro collaboratori proviene dall’estero, da ogni latitudine: 86 sui 129 dell’IRB e 54 sui 66 dello IOR. Una tendenza che si conferma anche a livello di studenti, che ogni anno arrivano qui da ogni parte del mondo per svolgere il loro dottorato. Fra questi sempre più ragazze: se è vero che i due Istituti, entrambi affiliati all’USI, vantano la presenza in posizioni chiave di ricercatrici, non di rado premiate per la rilevanza dei loro progetti, molte sono le dottorande formatesi qui in questi anni che hanno poi raggiunto posizioni apicali nella ricerca e nell’industria farmaceutica. Non a caso, tra le discipline scientifiche l’ambito della biomedicina è uno di quelli che conta la maggior quota di presenze femminili, come in generale il settore medico, nel quale addirittura sono oggi più numerose dei loro colleghi. Certo, permane la difficoltà di accedere alle posizioni più prestigiose e meglio retribuite, tuttavia pharma, biotech e medtech, le industrie delle cosiddette ‘scienze della vita’, sembrano ben avviate verso una parità di genere che, al di là dello sterile obiettivo di soddisfare rigide quote rosa, grazie alla partecipazione delle donne al mondo della ricerca, possa promuovere quella molteplicità e quella garanzia di confronto, alterità e complementarietà che è alla base stessa del processo stesso della scoperta e della sperimentazione scientifica.

Se Bellinzona non rappresenta che un infinitesimale punto sulle carte geografiche, su quelle della ricerca ha saputo guadagnarsi una posizione di tutta evidenza. Ma, nel concreto, cosa spinge una giovane e promettente dottoranda, alla quale si aprirebbero le porte dei principali istituti di ricerca interazionali, a partire proprio per il Ticino? Polonia, Iran e Cina sono le nazioni di provenienza di tre giovani studentesse che hanno scelto uno dei due istituti bellinzonesi come tappa fondamentale per avviare la loro carriera di ricercatrici e hanno voluto raccontarci la loro esperienza.

 

Continua a leggere le storie delle dottorande dell'IRB Marika Kucinska (Polonia) e Elaheh Ghovehoud (Iran), e dello IOR Yingrui Li (Cina), nell'articolo di Susanna Cattaneo su Ticino Management Donna, numero di giugno 2021, pp. 61-63: 
https://en.calameo.com/read/00427991354c8c699e096

 

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