Proteggere il valore delle idee

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Servizio comunicazione istituzionale

26 Ottobre 2021

InCube Challenge (11-15 ottobre), Climathon (29-30 ottobre), Swiss Blockchain Hackathon (29-31 ottobre), Boldbrain (finale il 2 dicembre): tutte competizioni che stanno avendo luogo in queste settimane in collaborazione con l’USI e che vedono protagonisti nostri studenti, ricercatori e neo-imprenditori che sviluppano le loro idee innovative. Opportunità di crescita personale e professionale, che offrono strumenti e contatti preziosi. Queste iniziative sono differenti tra loro, ma hanno un minimo comun denominatore: i partecipanti a questi concorsi mettono in gioco le loro idee per vincere una competizione e un montepremi. Abbiamo approfittato dell’occasione per discutere con Andrea Foglia, Technology Transfer Manager dell’USI, di protezione della proprietà intellettuale (Intellectual Property, in breve IP).

 

Prendiamo un esempio tra le iniziative attualmente in corso: come funziona InCube Challenge, anche dal punto di vista della protezione della proprietà intellettuale?

«Gli organizzatori hanno composto gruppi di lavoro interdisciplinari che con le loro diverse competenze hanno affrontato la cosiddetta challenge. La sfida è stata definita in collaborazione con lo sponsor di ogni cubo. Gli studenti hanno fatto un’esperienza arricchente e il migliore gruppo è stato premiato. Dal punto di vista della IP, i diritti dei partecipanti sono stati regolati: gli accordi per un periodo di tempo determinato riservano ai membri del team l’opzione di proteggere le proprie idee tramite domanda di brevetto o altro. Il format dell’evento prevedeva anche che le idee fossero presentate pubblicamente alla fine della competizione».

 

C’è sempre una componente pubblica in questo tipo di competizione?

“No, dipende dal format. Altre competizioni sono caratterizzate da estrema confidenzialità: ai partecipanti e agli organizzatori (inclusi i coach e i membri delle giurie) vengono fatti firmare dei non-disclosure agreement (NDA), accordi di riservatezza tra le parti per far sì che non si rivelino le informazioni confidenziali di cui si viene a conoscenza. In alcuni casi una componente pubblica rende difficile la futura registrazione di una domanda di brevetto. In queste occasioni la firma di un NDA diventa uno strumento utile per proteggere la proprietà intellettuale dei partecipanti, che possono così presentare ed elaborare le proprie idee senza correre il rischio di perderne i diritti. A prescindere dal format della competizione, l’USI è sensibile all’argomento e mira ad offrire un quadro di riferimento chiaro e protetto. Ma non ovunque è così: questo tipo di competizione è sempre più frequente e possono esserci eccezioni. Fuori dall’ambiente universitario suggerirei qualche cautela».

 

Dal suo osservatorio privilegiato a cosa suggerisce di prestare attenzione, quindi, a chi mette in gioco le proprie idee?

«Credo che la cosa davvero importante sia che i partecipanti che si iscrivono a questo tipo di competizione abbiano bene in chiaro cosa stanno firmando al momento dell’iscrizione, capire quali sono le regole del gioco. In questo hanno una responsabilità anche gli organizzatori degli eventi che devono garantire informazioni chiare, sulla base delle quali gli interessati possono prendere decisioni consapevoli. Su un piatto della bilancia ci sono senz’altro esperienze molto arricchenti, sull’altro è possibile che ci si trovi di fronte a regolamenti che non tutelano sufficientemente la IP dei partecipanti».

 

Quando si ha un’idea che potrebbe essere brevettata, che cosa si fa in USI per valorizzare tale patrimonio? 

«All’USI c’è una gestione attiva dei processi di protezione dell’IP, affidata al Servizio ricerca e trasferimento del sapere (quello che in inglese chiamano Technology Transfer Office). Quale Technology Transfer Manager dell’USI, mi pongo come interfaccia tra università e industria. I miei compiti sono piuttosto variegati: dalla valutazione di nuove invenzioni alla gestione della successiva procedura brevettuale, dalla negoziazione di contratti di collaborazione e licenze con partner industriali al supporto nella creazione di spin-off».

 

Cosa consiglierebbe a chi è interessato a concretizzare un’idea imprenditoriale?

«Trovo molto valida l’offerta di corsi e iniziative di Innosuisse, l’Agenzia svizzera per la promozione dell’innovazione (https://www.innosuisse.ch/inno/it/home/start-and-grow-your-business/start-up-training.html). L’USI Startup Centre (https://www.startup.usi.ch) sta sviluppando attività di promozione e di sostegno molto valide come anche il Center of Advanced Studies on Entrepreneurship in BioMedicine (CASE Biomed). E in quanto Technology Transfer Manager io sono a disposizione per consulenze mirate».

 

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