Green computing. Per un'informatica ecologica e sostenibile

aee422e739fbe38db4690432326c98c4.jpg

Servizio comunicazione istituzionale

14 Marzo 2022

Sempre di più il tema dell’ecologia è caro a molti e anche per questo molte aziende si ritrovano a produrre e vendere oggetti che siano sempre più ecologici. Questo almeno è l’obiettivo di progetti come il motore di ricerca Ecosia, di Pelacase, che produce cover per telefonini completamente riciclabili, oppure dell’azienda di telefonia mobile Fairphone, che non solo è ecologica, ma anche rispettosa dei diritti umani. Tutto questo fa parte di quella che si chiama informatica verde o, più comunemente, green computing o green IT e cioè un'informatica che sia, appunto, ecologicamente sostenibile. Questa materia quindi si occupa di studiare e individuare le migliori tecniche di progettazione e realizzazione di computer e simili che siano efficienti con impatti ambientali più o meno limitati (ma non completamente "nulli"). L’obiettivo è quello di avere un ritorno economico, buone prestazioni tecnologiche, nel rispetto delle responsabilità sociali, ambientali ed etiche. Noi ci siamo chiesti a che punto siamo con il green computing e abbiamo quindi deciso di intervistare Antonio Carzaniga, già Decano della Facoltà di scienze informatiche dell’USI.

 

Professor Carzaniga, cosa vuol dire oggi parlare di green computing?

Come per tante tecnologie e tanti settori industriali, l'informatica e il mondo digitale in genere hanno un certo impatto sull'ambiente. Questo sia per il consumo energetico dei sistemi di calcolo e di comunicazione che per i processi produttivi e per tutto il ciclo di vita dei dispositivi. Col termine green computing ci si riferisce al progetto, alle tecniche e alle politiche d'uso dei sistemi informatici che tendono a minimizzare il loro impatto ambientale.
D'altro canto credo che il termine green computing si debba anche estendere all'uso dell'informatica come strumento di ottimizzazione per l'uso di preziose risorse ambientali in altri ambiti tecnologici o meno. Per esempio, l'informatica può avere un ruolo fondamentale nella riduzione dei consumi di energia in processi industriali, nelle strutture abitative (case e uffici) e nei sistemi di trasporto.

 

Quali sono i passi per essere “green” a livello di progettazione o utilizzo del computer?

Premetto che non vedo formule magiche e forse nemmeno principi facili da enunciare. In genere mi viene da dire un'ovvietà, cioè che il passo più basilare è di ridurre o addirittura completamente evitare l'uso di sistemi molto dispendiosi di energia e altre risorse. Tecnicamente bisogna progettare sistemi in grado di abbassare automaticamente i propri consumi riducendoli quasi fino a spegnersi completamente quando l'uso cala. Un'altra idea generale è di sfruttare le cosiddette economie di scala, ossia di condividere le risorse di calcolo in modo che l'uso aggregato di tanti utenti sia stabile e quindi ben ottimizzato in termini di consumi. I grandi centri di elaborazione dati che sono alla base dei sistemi cosiddetti "cloud" fanno questo. Direi però che anche qui bisogna considerare attentamente tutti i costi, includendo i vari sistemi di telecomunicazione con connettono gli utenti ai centri di elaborazione.

 

E per quanto riguarda lo smaltimento?

Ottima domanda. Non che la voglia aggirare, ma credo che al momento le soluzioni siano più politiche che tecnologiche. Cioè a dire, i costi di smaltimento ci sono e vanno messi in conto e gestiti come tali in modo responsabile.
Certo, si possono immaginare dispositivi che questi costi non li hanno.
Sistemi biodegradabili e facilmente rigenerabili, che magari consumano pochissimo. Uno di questi ce l'abbiamo letteralmente in testa. Il cervello umano è per certe misure un sistema di calcolo potentissimo che consuma solo circa 20 Watt - come una piccola lampadina - e che funziona per decide e decine d'anni. Ma per ora credo che questa sia molto più fantascienza che tecnologia reale.

 

#USI #facciamoconoscenza #sostenibilità

 

Facoltà

Rubriche