101 donne di successo in Ticino: intervista a Cristina Saporiti

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Servizio comunicazione istituzionale

25 Luglio 2022

Nel quadro della promozione e della valorizzazione della comunità di talenti USI vi proponiamo l’intervista a Cristina Saporiti, Director of Operations dell’Executive MBA dell’USI, apparsa all’interno della pubblicazione “101 Donne di Successo in Ticino” edita da Edimen.

 

Le storie non sono mai tutte uguali. Le storie si plasmano addosso alle persone, le raccontano e le definiscono. Le storie profumano: quella di Cristina, profuma di sfida.

Perché è iniziato tutto così, con una sfida. Lavoravo all’Università Bocconi a Milano, avevo un contratto blindato ed ero entrata con concorso pubblico: in 12 anni di lavoro avevo già cambiato posizione molte volte, stavo molto bene, mi piaceva l’ambiente. E l’ho lasciato. Per cosa? Per l’ignoto.

 

Raccontiamolo, questo ignoto.

Quando avevo iniziato in Bocconi lavoravo sul Master in Business Administration e mi occupavo della parte commerciale: vendevo i progetti sul campo e le internship che erano parte integranti del master, e mi è sempre rimasto l’amore per questo tipo di programma. Succede che nel 2010 c’è un concorso all’Università della Svizzera italiana dove stanno cercando di lanciare un programma MBA a livello internazionale. E io, all’età di 37 anni ho deciso di mollare Milano dove avevo appena acquistato casa, dopo 12 anni di affitto, per venire a Lugano, a lanciare un nuovo prodotto.

 

Un salto nel vuoto?

Avevo un po’ di esperienza in un team di sviluppo nel lancio di nuovi prodotti. Qui sarei stata da sola a dover lanciare un prodotto, con l’aiuto di due professori, i direttori scientifici. Quindi avrei dovuto fare tutto da zero a partire dal business plan: avrei avuto la libertà di “inventare” a seconda della mia esperienza, seguendo la mia curiosità e la creatività, avrei avuto la possibilità di mettermi in gioco con una sfida veramente molto, molto impegnativa e molto importante.

 

Ed è stato difficile?

All’inizio non è stato semplice, anche perché avevo molti contatti con il Ticino, ma provenivo da una mentalità di lavoro molto milanese quindi ero abituata a un ritmo più sostenuto, a delle interazioni molto rapide e a volte anche molto superficiali. Invece qua in Ticino ho capito subito come avrei dovuto comportarmi per integrarmi nel territorio: perché all’inizio la cosa più importante è stata l’attività di networking, oltre all’attività lavorativa sul lancio del nuovo prodotto. Perché ho capito che la prima cosa che serve è capire dove si è, capire la mentalità, capire le persone con le quali devi interagire, capire quali sono i valori. Nello specifico, è stato importante capire la missione che l’istituzione per la quale si lavora portava avanti: poco a poco, ho iniziato a frequentare tutte le associazioni di categoria, a frequentare i miei colleghi e a perdere via via quel marchio bocconiano di “milanesità”. Quella continua frenesia, quel non guardare mai il cielo; perché è vero: a Milano si esce di casa, ci si fionda in Università e non ci si ferma mai. Giri in continuazione… ma poi ti accorgi che stai girando senza senso e allora bisogna fermarsi e capire dove si vuole andare veramente. Nel momento in cui mi sono fermata è arrivata questa opportunità e il mio cuore è migrato verso il Ticino, verso Lugano e qua ho trovato la mia dimensione.

 

Qual è oggi il tuo presente?

Il mio presente è ancora in divenire. Perché ho potuto consolidare la mia sfida, il prodotto sta andando bene ma lo abbiamo adattato al nuovo mercato per cui è in continuo divenire: quindi il mio presente è come il mio prodotto, e come sono anch’io. Ho avuto l’opportunità di abbracciare altre sfide qui all’interno dell’Università, anche perché io sono arrivata che l’Università aveva 15 anni e ora ne ha 25 quindi anche io sono passata da una forma di startup a conduzione famigliare a una fase molto più adulta. In Bocconi ho avuto l’opportunità di fare esperienza anche su diversi tipi di prodotti, la mia sfida ora è di lanciare per tutte le facoltà diverse alcuni prodotti particolare. Mi sono rimessa in gioco e mi sono messa a cercare di capire l’offerta formativa di tutte le nostre facoltà, quindi anche quelle non affini alla mia preparazione accademica, per cercare di trovare dei nuovi stimoli, dei nuovi prodotti, in modo da consolidare nuovamente la “brand awareness” dell’Università.

 

Trovate l’intervista completa in allegato

 

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