Consolidamento, coesione e democrazia: l'USI presenta il nuovo assetto di governo

Institutional Communication Service

12 December 2016

In un anno, dal dicembre 2015 al dicembre 2016, l’Università della Svizzera italiana (USI) si è dotata di un nuovo assetto di governo, che le permetterà di far fronte al suo rapido sviluppo. Questo cambiamento è stato portato a termine con la riunione ordinaria del Consiglio dell’Università del 2 dicembre 2016. In questa occasione Monica Duca Widmer è stata eletta alla presidenza del Consiglio, la Prof. Daniela Mondini e il Prof. Michele Lanza sono stati nominati Pro-rettori ed è stato istituito il Senato accademico, voluto dal Rettore Boas Erez, in carica dal 1° settembre 2016.

L’USI ha presentato il nuovo assetto istituzionale questa mattina in una conferenza aperta sia ai media che a tutta la comunità accademica, in presenza delle persone citate, nonché del Consigliere di Stato Manuele Bertoli e del Segretario generale dell’USI Albino Zgraggen.

Un breve bilancio

La presentazione è stata introdotta da un breve bilanciodegli sviluppi dell’Università in questi ultimi mesi. Sono stati ricordati dapprima diversi eventi che hanno già ricevuto l’attenzione dei media, in particolare la pianificazione universitaria cantonale, la concessione del permesso di costruire per il Campus USI-SUPSI a Viganello, l’affiliazione dell’Istituto oncologico di ricerca (IOR), la nomina di Federica Sallusto dell’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB) nel contesto delle doppie cattedre USI-ETH Zürich, la nomina del Prof. François Degeorge al timone dello Swiss Finance Institute, l’attribuzione di 10 milioni di CHF per il lancio del Master in Medicina umana. Il Rettore ha completato questo quadro indicando come i ricercatori dell’USI continuino a dimostrare la loro competenza ottenendo finanziamenti da fonti esterne (due progetti all’Istituto di storia e teoria dell’arte e dell’architettura – ISA – e tre progetti in data science finanziati dal FNS; un ulteriore ERC per un professore dell’Istituto di scienza computazionale; un sostegno di un milione di franchi per i prossimi quattro anni per l’Istituto di ricerche solari – IRSOL). Ha però sottolineato la necessità di svolgere un lavoro di consolidamento in alcuni ambiti, che hanno già dimostrato il loro potenziale in passato. In particolare si sta lavorando sul consolidamento e sullo sviluppo dell’Istituto di studi italiani e dell’Istituto di management.

Dopo la crescita di questi primi 20 anni, si rendono pure necessarie misure per aumentare la coesione dell’Ateneo, che – si ricorda – è distribuito su tre campus e nel quale, per favorirne la crescita, le Facoltà hanno avuto una grande libertà d’azione. La creazione del Senato rientra in questo ambito. È pure iniziata una riflessione per incoraggiare e facilitare la trasversalità, cioè le cooperazioni tra le Facoltà (per quel che riguarda ad esempio gli istituti di ricerca e le formazioni). Un punto su cui l’Università deve restare vigile è il numero degli studenti. In effetti, risulta dall’ultimo conteggio degli iscritti che il loro numero è diminuito quest’anno di un po’ meno del 3%. La diminuzione è stata osservata soprattutto al livello del primo anno di alcuni Master e riguarda essenzialmente la popolazione studentesca estera. Le cause esatte di questa diminuzione non sono (ancora) del tutto chiare, ma l’Università ha già preso dei provvedimenti per cercare di ovviare a questa situazione. In particolare, darà ancora maggiore attenzione alle attività di promozione. Il bilancio si è concluso con l’indicazione di promettenti opportunità di rafforzamento del polo universitario ticinese. Risulta in effetti da recenti scambi al vertice che progetti concreti e promettenti possano essere sviluppati dall’USI in collaborazione con la SUPSI e con le altre due istituzioni universitarie accreditate in Ticino: la Facoltà di teologia di Lugano (FTL) e la Franklin University Switzerland (FUS).

Il nuovo assetto di governo

Questo rapido bilancio ha permesso di mettere in evidenza la necessità per l’Università di investire nel consolidamento dei propri processi decisionali. L’estensione del raggio di attività dell’USI, l’accentuata concorrenza internazionale e l’importanza crescente di progetti svolti in collaborazione tra diverse istituzioni richiedono una maggiore reattività e una maggiore condivisione delle responsabilità. Il nuovo assetto di governo dell’USI vuole rispondere a questa sfida, aumentando la rappresentatività e quindi la democrazia in seno ai suoi organi centrali. Gli organi centrali sono rappresentati nell’organigramma: si tratta del Consiglio dell’Università, del Rettorato e del Senato accademico. Il ruolo principale del Consiglio dell’Università è quello di assicurare l’alta vigilanza sull’Università. È un organo di controllo essenzialmente “esterno” all’Università e per questo si è voluto che possa essere presieduto da un membro che non sia necessariamente un accademico. Una responsabilità importante del Consiglio è quella di nominare i professori. Il Consiglio comprende una maggioranza di 9 membri esterni, nominati dal Consiglio di Stato, i cinque Decani e il Rettore, che è uno di due vice-presidenti (il secondo vice-presidente sarà nominato a breve). Il Rettorato attualmente comprende il Rettore, il Segretario generale, due Pro-rettori e, tra breve, il Direttore amministrativo, per il reclutamento del/la quale è stato recentemente pubblicato il bando di concorso. Il Rettorato ha la responsabilità del buon funzionamento d’insieme dell’Università e ne elabora gli atti di pianificazione e di sviluppo. Il Senato è stato istituito con l’obiettivo di contribuire a rafforzare la coesione dell’Ateneo. Sarà composto da 31 membri, eletti in seno ai vari corpi dell’Università e avrà funzione consultiva e propositiva. Gli studenti vi saranno presenti in proporzione maggiore che nei Consigli di Facoltà (5/31) e per la prima volta saranno presenti in un organo dell’Università degli eletti del personale dei servizi amministrativi, bibliotecari e tecnici (pure 5/31). Il Senato sarà presieduto dal Rettore, coadiuvato da un Ufficio presidenziale. Questa organizzazione da un lato favorisce una più grande partecipazione alla presa di decisioni, dall’altro aumenta la qualità dei processi decisionali.

Persone competenti e di qualità

Naturalmente, oltre alla qualità dell’organizzazione sono fondamentali la qualità e la competenza delle persone che occupano le varie cariche previste dallo Statuto. Il Rettore si è quindi felicitato delle recenti nomine. Monica Duca Widmer è conosciuta in Ticino: dirigente di una PMI attiva nel settore ambientale, è stata attiva in politica ed è stata membro di diversi gremii accademici a livello svizzero – tra i quali il Consiglio dei Politecnici federalie il Consiglio della SUPSI. È membro del Consiglio dell’Università di Lucerna e del Consiglio di fondazione del Fondo nazionale svizzero e vice-presidente dell’Accademia svizzera delle scienze tecniche. La Prof. Mondini è ordinaria di storia dell’arte e dell’architettura presso l’Accademia di architettura, a Mendrisio, ma interviene pure, a vari livelli, negli insegnamenti di italianistica. Apporta al Rettorato una competenza nel campo delle lettere e delle arti, come pure una buona conoscenza delle istituzioni d’Oltralpe. Il Prof. Lanza è ordinario di informatica, specialista riconosciuto nel campo del software engineering. Ha una buona conoscenza del funzionamento dell’Istituzione, che ha raggiunto una dozzina d’anni fa, al momento della creazione della Facoltà di scienze informatiche, di cui tra l’altro è già stato Decano. A una settimana dalla loro nomina, si tratta ora di identificare con i Pro-rettori come distribuirsi i compiti, tenendo conto delle priorità, ad esempio promozione, coesione, ristrutturazioni, miglioramento dei processi. La Prof. Mondini sarà comunque impegnata sul fronte dell’approfondimento delle relazioni tra l’Accademia di architettura e le Facoltà di Lugano, come pure su quello del rispetto delle pari opportunità. Dal canto suo, il Prof. Lanza inizierà il suo mandato eseguendo un’analisi di vari processi decisionali e gestionali.

Un esempio per comprendere l’articolazione dei vari organi

Al fine di aiutare la comprensione dell’articolazione dei tre organi centrali, il Rettore ha illustrato, a titolo di esempio, come si procederà per esplorare le possibilità di sviluppo della Facoltà di scienze della comunicazione, di cui si è parlato a seguito delle dichiarazioni dell’allora Presidente Piero Martinoli. Non si tratta di creare una nuova Facoltà, si tratta piuttosto di adattarsi alla crescita e all’evoluzione positiva della Facoltà di scienze della comunicazione, e di immaginare un’organizzazione che permetta di accogliere nuove sfide. Senza dubbio i programmi di Bachelor e di Master continueranno e verranno anche sviluppati in direzioni nuove. Il Rettorato lavora attualmente con il Decanato della Facoltà per formalizzare il processo di riflessione interna. In parallelo – con gli altri Decani e la Facoltà di teologia di Lugano (FTL), che già collabora nell’ambito di alcune offerte formative della Facoltà di scienze della comunicazione – si preciseranno i contorni possibili delle cooperazioni future, sempre tenendo conto delle esperienze passate e delle tendenze di ricerca più innovative, come pure delle esigenze degli studenti e del mercato del lavoro. È stato ricordato che già attualmente la Facoltà organizza Master in cooperazione con la Facoltà di scienze economiche e che docenti dell’Accademia intervengono per esempio nelle formazioni coordinate dall’Istituto di studi italiani. Quest’ultimo propone anche un minor in filosofia con il contributo dell’Istituto di studi filosofici della FTL. Emergeranno molto probabilmente diversi scenari possibili, che saranno sottoposti al Consiglio di Facoltà, al Senato e poi al Consiglio dell’Università. Le discussioni e le decisioni in seno a questi organi porteranno poi ad affinare uno scenario finale, che sarà implementato sotto la responsabilità del Rettorato. Durante il processo, ci si avvarrà pure dell’opinione di esperti esterni, alumni e altri partner (quali datori di lavoro e sostenitori). La decisione finale riguardo a un’eventuale ridefinizione della Facoltà spetta comunque al Gran Consiglio. Insomma, non si tratta semplicemente di mettere in pratica la visione di un numero ristretto di persone. 

Per concludere, un abbecedario per riassumere il nuovo assetto

In conclusione è stato proposto un abbecedario per riassumere le ragioni che hanno portato al nuovo assetto di governo dell’USI, composto dai quattro termini Autonomia, Bellinzona, Coesione e Democrazia.Detto in due frasi, l’assetto di governo deve permettere di regolare l’equilibrio generato dai due regimi di autonomia presenti in ogni università: la relativa autonomia istituzionale, incarnata dal mandato e dal controllo delle autorità cantonali, e l’assoluta autonomia di cui devono godere ricercatori e docenti. Per mantenere la coesione, ci vuole una buona dose di democrazia universitaria. Più estesamente, per quel che riguarda l’Università, vi sono due livelli ai quali applicare la nozione di autonomia: quello istituzionale e quello dei suoi membri. L’autonomia intellettuale dei ricercatori e dei docenti deve essere assoluta, quella dell’istituzione può solo essere relativa. Una buona organizzazione dell’Università deve permettere la coesistenza di questi due regimi di autonomia. Per l’Università della Svizzera italiana, il ruolo di Bellinzona, cioè delle istituzioni cantonali, è capitale. Se la legge che ha istituito l’Università le ha concesso una certa autonomia, essa ha anche definito chiaramente gli strumenti che permettono allo Stato di esercitare il controllo sull’Università. Si è ricordato, per esempio, che il Cantone finanzia l’Università nel quadro di una pianificazione pluriennale e di un contratto di prestazione stipulato con il Consiglio dell’Università, di cui la maggioranza dei membri è nominata dal Consiglio di Stato. Inoltre, ogni anno il Rettorato redige un rapporto d’attività, che fornisce gli elementi di un rapporto annuale all’intenzione del Gran Consiglio.

In larga misura, l’Università acquisisce la sua notorietà, la sua attrattiva e buona parte dei suoi fondi per iniziativa dei suoi professori. Però, in seno all’Istituzione, l’autonomia individuale dei ricercatori e dei docenti incontra dei limiti nella sua espressione. Questo può creare delle tensioni e avere un effetto dirompente. È quindi necessario disporre di organi di concertazione per assicurare la coesione dell’Ateneo, infatti è accertato come nelle migliori università vi sia un grande rispetto per la democrazia interna. All’USI i Consigli di Facoltà e gli organi centrali servono appunto lo scopo di inquadrare questa concertazione su scale diverse. Così, il Senato sarà il luogo dove verrà discussa la pianificazione pluriennale elaborata dal Rettorato, dopo consultazione delle singole Facoltà, prima che questa venga approvata dal Consiglio dell’Università. 

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