Storie e volti della Facoltà di scienze biomediche: Marta Fadda

Marta Fadda
Marta Fadda

Servizio comunicazione istituzionale

13 Luglio 2020

Proseguiamo il percorso alla scoperta dei volti della Facoltà di scienze biomediche dell’USI incontrando Marta Fadda, ricercatrice post-doc e docente, con la quale parliamo di schemi sociali e culturali, etica medica e autonomia del paziente: partiamo così per un breve viaggio per la Svizzera - tra Zurigo, Bellinzona e Lugano – facendo tappa anche in Medio Oriente.

Comunicazione, etica e nuove tecnologie sono le parole chiave che caratterizzano il percorso di Marta Fadda in ambito sanitario. Dopo il master presso la University of London (School of Oriental and African Studies in Cultural Anthropology) ha in seguito svolto il suo dottorato di ricerca in Comunicazione sanitaria all’USI. È stata poi ricercatrice post-doc presso l’Health Ethics and Policy Lab del Politecnico di Zurigo e coordinatrice di studi clinici presso l’Istituto Oncologico della Svizzera italiana (IOSI).

L’antropologia culturale del Medio Oriente è stato il suo focus di studio durante il periodo londinese al termine del quale leggere e documentarsi non era più sufficiente, voleva vedere da vicino quella cultura così diversa dalla propria e dialogare con le persone del luogo, rigorosamente nella loro lingua. Grazie a due borse del Ministero degli Affari Esteri italiano è partita così per sei mesi in Israele e per un anno in Siria. “Ho visitato dei luoghi magici e, soprattutto, ho imparato l’arabo, che mi ha permesso di comunicare in maniera diretta e profonda con le tante persone che ho conosciuto e scoprire da vicino le loro storie, credenze, e abitudini” racconta Fadda. In seguito ha individuato nell’USI la sua prossima tappa, luogo ideale in cui poter acquisire competenze di ricerca sistematiche e dove ha così svolto un dottorato presso l’Istituto di comunicazione sanitaria, guidata dal prof. Peter Schulz, sul rifiuto vaccinale tra i genitori.

Attualmente collabora per l’Istituto di salute pubblica dell’USI ed è membro della Swiss School of Public Health (SSPH+). Nei numerosi progetti di ricerca nel quale è coinvolta il dialogo con il territorio è un elemento chiave. “Conoscere a fondo il contesto in cui si fa medicina è tanto importante quanto la medicina stessa - spiega Fadda - Per una medicina veramente ‘umana’, non si può prescindere da ciò che caratterizza intimamente uomini e donne: gli schemi culturali e sociali dentro cui ci muoviamo, il modo in cui costruiamo la nostra identità e in cui diamo un senso alla nostra esistenza, alla salute e alla malattia”. Questi elementi giocano un ruolo importante nel rapporto medico-paziente, aspetto centrale nel percorso dei nuovi studenti del Master in medicina, che con il periodo di pratica clinica saranno inseriti nella realtà ospedaliera cantonale. E qui entra in gioco anche l’etica medica e il principio dell’autonomia del paziente, altri temi presenti nel percorso professionale di Marta Fadda. “La mia esperienza all’ETH, prima, e allo IOSI poi, mi ha insegnato che, per mettere le persone nella condizione di esercitare la propria autonomia, è indispensabile prendere consapevolezza di come interpretiamo questo principio e del valore che gli attribuiamo. Il consiglio che do agli studenti è quello di mettersi in gioco dal primo giorno per sviluppare una consapevolezza critica dei propri valori, credenze e rappresentazioni, così da potersi mettere in ascolto attivo del paziente e, di conseguenza, garantire un autentico rispetto della sua autonomia".

Marta Fadda è cresciuta vicino al mare e questo contatto con l’acqua non deve mancare anche nel suo tempo libero in Ticino. Con i nuovi studenti che occuperanno il Campus Est sulle sponde del Cassarate vuole condividere una sua routine settimanale proprio in riva al fiume: “La domenica mattina non può mancare un pellegrinaggio alla foce del Cassarate, dove posso passare un paio d’ore lontano dal rumore del traffico, cullata dallo scorrere dell’acqua, rigorosamente in compagnia di un buon romanzo”.

 

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