Nuove prospettive dalla Svizzera italiana nella ricerca sul coronavirus

Immagine al microscopio del virus SARS-CoV-2 (oggetti rotondi blu) (foto: NIAID-RML, da flickr)
Immagine al microscopio del virus SARS-CoV-2 (oggetti rotondi blu) (foto: NIAID-RML, da flickr)

Servizio comunicazione istituzionale

30 Settembre 2020

Dopo l’annuncio, a maggio, dei primi risultati dei test sierologici effettuati sul personale sanitario in Ticino (www.usi.ch/it/feeds/13622), arrivano ora alcuni dati significativi sulla risposta anticorpale al SARS-CoV-2, grazie alle analisi effettuate – tra gli altri – dall’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB, affiliato all’USI) e Humabs BioMed (filiale di Vir Biotechnology), in collaborazione stretta con gli ospedali e centri COVID-19 in Ticino (Ente Ospedaliero Cantonale EOC e Clinica Luganese Moncucco). I risultati dello studio sono stati anticipati nella versione online della prestigiosa rivista scientifica Cell.

I risultati di questo studio si basano sull’analisi di campioni sierologici di circa 650 soggetti con infezione da SARS-CoV-2 in Svizzera, Italia e Stati Uniti. I ricercatori hanno rilevato che la quantità di anticorpi prodotti da un soggetto infetto è proporzionale alla gravità della malattia e che questi anticorpi hanno un tempo di dimezzamento (emivita) inferiore ai due mesi. I ricercatori hanno inoltre identificato il dominio che lega il recettore del virus, detto RBD (receptor binding domain), quale obiettivo principale degli anticorpi responsabili del 90% dell’attività neutralizzante presente nel siero, ponendo così le basi che potrebbero essere utili per indirizzare ulteriori studi sierologici, e anche per favorire lo sviluppo di vaccini e terapie.

Lo studio pubblicato su Cell rappresenta uno sforzo collaborativo fra diversi ospedali e istituti di ricerca del territorio che hanno investito ingenti risorse e compiuto sforzi significativi per garantire la raccolta, lo screening e la preparazione di migliaia di campioni nel giro di poche settimane.

Il Responsabile medico dell’EOC, Prof. Dr. med. Paolo Ferrari, afferma: “A causa del maggior rischio di esposizione degli operatori sanitari a SARS-CoV-2, in aprile abbiamo avviato in collaborazione con l’IRB uno studio di siero-prevalenza dei dipendenti ospedalieri di tutto il Ticino. La partecipazione a questo studio, coordinato dall’Unità di sperimentazione clinica dell’EOC (CTU-EOC) sotto la guida del Prof. Alessandro Ceschi, è stata impressionante, con oltre 4’700 campioni raccolti in poche settimane. Questo lavoro rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro il COVID-19, e siamo orgogliosi della collaborazione con IRB e Humabs BioMed nell’ambito di questo progetto”.

Federica Sallusto, Professoressa presso l’USI e l’ETH Zürich, e direttrice del Centro di immunologia medica presso l’IRB, che ha condotto lo screening sierologico degli operatori sanitari, ha affermato: “Il mio laboratorio è stato in grado di riorientare rapidamente il proprio lavoro di ricerca su COVID-19 grazie anche alla collaborazione con Humabs BioMed. Questo lavoro, pubblicato su una delle riviste scientifiche più prestigiose, è uno straordinario esempio di come ospedali, istituti di ricerca e aziende biotecnologiche possano unire le loro forze contro il coronavirus”.

 

Lo studio intitolato Mapping Neutralizing and Immunodominant Sites on the SARS-CoV-2 Spike Receptor-Binding Domain by Structure-Guided High-Resolution Serology è disponibile online qui: https://bit.ly/33FEVSb

 

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