Studio dello IOR individua terapia anti-invecchiamento utile anche contro le metastasi

La Dott.ssa Ilaria Guccini, ricercatrice post-doc allo IOR e prima autrice dello studio
La Dott.ssa Ilaria Guccini, ricercatrice post-doc allo IOR e prima autrice dello studio

Servizio comunicazione istituzionale

12 Novembre 2020

Uno studio preclinico condotto presso i laboratori dell’Istituto oncologico di ricerca (IOR, affiliato all’USI) svela il ruolo delle cellule dell'invecchiamento nella formazione delle metastasi e individua un farmaco in grado di bloccarle. Il lavoro del gruppo di ricercatori in Svizzera, Italia e Stati Uniti, diretti dal Prof. Andrea Alimonti, è pubblicato sull’importante rivista scientifica Cancer Cell.

 

Contesto

A seguito di specifiche terapie, le cellule tumorali smettono di proliferare andando incontro a un processo di invecchiamento prematuro delle stesse, noto come senescenza. Negli esseri umani, le cellule senescenti non sono solo responsabili dell’invecchiamento ma possono in alcune condizioni avere un ruolo determinante nella progressione tumorale e nella formazione di metastasi.

 

La scoperta

Nei laboratori dell’Istituto oncologico di ricerca a Bellinzona (IOR, affiliato all’USI) è stato condotto uno studio che ha individuato uno specifico gene – TIMP1 – che spinge le cellule senescenti tumorali ad aver un ruolo attivo nella formazione delle metastasi. Se questo gene è infatti perso o inattivato, avviene la cosiddetta riprogrammazione dei fattori rilasciati dalle cellule senescenti verso una composizione che rende il tumore più aggressivo e invasivo, e quindi metastatico. Lo studio – condotto in collaborazione con l’Istituto di medicina molecolare a Padova (VIMM, Università di Padova) e l’ETH Zürich – ha infatti dimostrato che l’assenza o inattivazione di TIMP1 e di PTEN – un altro gene che ha un ruolo chiave in questo processo – si verificano frequentemente nel tumore alla prostata, correlandosi alla resistenza al trattamento del tumore e a esito clinico più grave.

 

La fase preclinica

Alla luce di queste informazioni e rilevazioni si è cercato di individuare una strada percorribile per l’utilizzo di nuovi farmaci che uccidano le cellule senescenti, i cosiddetti farmaci senolitici, partendo dall’assunto che potessero avere un ruolo chiave nell’arrestare il processo. Il professor Andrea Alimonti e il suo gruppo hanno dimostrato come questo sia vero nei loro studi preclinici. “I risultati di questa ricerca ci indirizzano ancora una volta verso la terapia personalizzata”, sottolinea il Prof. Alimonti. “I fattori genetici possono infatti determinare se la senescenza avrà nel paziente un effetto positivo di opposizione alla crescita del tumore o negativo di stimolazione della formazione di metastasi. In questo secondo caso risulta importante somministrare con cautela i farmaci chemioterapici che inducono senescenza, oltre a utilizzare i farmaci senolitici per uccidere le cellule senescenti”.

"Era già noto che le cellule senescenti possono inizialmente bloccare la crescita tumorale o avere un effetto esattamente contrario che spinge il tumore a diventare molto più aggressivo e metastatico, ma non era chiaro come questo processo avvenisse", afferma la Dott.ssa Ilaria Guccini, ricercatrice post-doc allo IOR e prima autrice dello studio. "Era quindi fondamentale cercare di risolvere questa dicotomia della senescenza per riuscire a bloccare l’effetto deleterio delle metastasi. Abbiamo scoperto che TIMP1 era il gene chiave che determinava il tipo di senescenza nel cancro alla prostata e che la formazione di metastasi poteva essere bloccata eliminando quelle cellule senescenti che favorivano questo processo. Questo studio apre la strada a livello clinico all’uso dei farmaci senolitici e alla drug discovery di nuovi farmaci specifici contro le cellule senescenti riprogrammate per favorire la formazione di metastasi".

 

L'articolo "Senescence reprogramming by TIMP1 deficiency promotes prostate cancer metastasis" è disponibile online sul sito di Cancer Cell al seguente link >> www.cell.com

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