Finanziamento milionario alla Svizzera italiana per studio sulla senescenza cellulare

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Servizio comunicazione istituzionale

7 Luglio 2021

La senescenza cellulare in diversi tessuti dell’organismo umano è una delle cause dell’invecchiamento e di patologie ad esso correlate, come il cancro, l’insufficienza renale, cardiaca e muscolare. Impedire la formazione di queste cellule o eliminarle in maniera selettiva potrebbe essere dunque l’arma vincente contro diverse malattie. E questo è proprio il tema di un importante studio avviato nella Svizzera italiana, che coinvolge diversi ricercatori nel Cantone e in Svizzera e che ha ottenuto un finanziamento di oltre tre milioni franchi dal Fondo nazionale svizzero (Grant SINERGIA) per perseguire la ricerca sui meccanismi molecolari alla base della senescenza cellulare e per sviluppare potenziali applicazioni cliniche di nuove molecole in grado di inibire o eliminare queste cellule.

La senescenza cellulare in diversi tessuti dell'organismo umano è una delle cause dell’invecchiamento e di patologie ad esso correlate, come il cancro, l’insufficienza renale, cardiaca e muscolare. Cosa sono le cellule senescenti? Sono cellule che, quando vengono sottoposte a stress elevati, perdono la loro capacità di duplicarsi e vanno incontro a una serie di modifiche, senza però arrivare alla morte, o all’apoptosi (il "suicidio" cellulare, un meccanismo molto comune e importante nel nostro organismo). Un accumulo di cellule senescenti può creare problemi per complessi meccanismi biochimici che possono favorire anche l’insorgenza dei tumori. Impedire la formazione di queste cellule o eliminarle in maniera selettiva potrebbe essere dunque l’arma vincente contro diverse malattie.

"Da alcuni anni, ci siamo accorti che le cellule senescenti sono alla base di numerose patologie legate all’invecchiamento come ad esempio il cancro", spiega il Prof. Andrea Alimonti, group leader presso l’Istituto oncologico di ricerca (IOR, affilato all’USI) e Professore ordinario presso la Facoltà di scienze biomediche dell’USI. "Le classiche chemioterapie, ad esempio, inducono l’accumulo di cellule senescenti nel tumore ma anche nei tessuti sani dove fungono da fonte di infiammazione cronica. Inoltre, se queste cellule non vengono eliminate possono essere alla base di ricadute e anche incrementare la tossicità degli organi (per es. cuore, rene). Oggi abbiamo a disposizione dei farmaci che, quando associati alla chemioterapia, possono bloccare o eliminare queste cellule e siamo convinti che questi farmaci possano trovare diverse applicazioni in pazienti trattati con chemioterapie".

Il gruppo multidisciplinare coordinato dal Prof. Alimonti, che include il Dr. Lucio Barile (Cardiocentro Ticino), il Dr. Pietro Cippà (EOC) e il Prof. J. Auwerx del Politecnico federale di Losanna (EPFL), cercherà di identificare i meccanismi molecolari alla base della senescenza cellulare in diversi organi e di sviluppare potenziali applicazioni cliniche di nuove molecole in grado di inibire o eliminare queste cellule, grazie al contributo dei gruppi di ricerca traslazionale dell’EOC.

"Una ‘sinergia’ che trova il suo contesto ideale nell’EOC in cui ricercatori possono interfacciarsi quotidianamente con clinici e promuovere la traslazione della ricerca di base verso un’applicazione concreta a beneficio dei pazienti", dichiara il Dr. Lucio Barile, group leader presso il Cardiocentro Ticino e libero docente presso la Facoltà di scienze biomediche dell’USI.

L’obiettivo finale è quello di arrivare nel corso dei tre anni di durata del progetto allo sviluppo di un farmaco in grado di prevenire o trattare malattie come il cancro, l’insufficienza renale o cardiaca. Alcune di queste molecole di origine naturale sono già a disposizione dei ricercatori ticinesi grazie alla collaborazione con l’azienda farmaceutica svizzera IBSA con sede a Lugano e l’EPFL di Losanna.

 

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