La salute mentale passa anche dall'ambiente

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Servizio comunicazione istituzionale

14 marzo 2022

La salute è un bene e un diritto universale eppure non sempre ne siamo consapevoli, e molto spesso l’impatto delle attività umane sulla salute viene sottostimato, o ignorato. I fattori ambientali comprendono l’inquinamento atmosferico e in generale la cattiva qualità dell’aria che contribuiscono al cambiamento climatico, il quale a sua volta può contribuire in modo diretto e indiretto all’insorgenza e al decorso di malattie cronico- degenerative. La relazione Salute-Ambiente è fondamentale, ed è anche al centro dell’approccio definito ‘one health’. Numerosi agenti fisici e chimici sia presenti in natura che artificiali (i.e. generati dagli esseri umani) possono causare danni diretti e indiretti ai nostri organi e apparati, e al loro funzionamento. Il cambiamento climatico contribuisce all’aumento di fattori chimici e fisici nocivi nell’ambiente, e alcuni di questi possono avere un ruolo causale per diverse patologie cronico-degenerative come ad esempio il cancro, il diabete, malattie neurodegenerative e del neurosviluppo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che oltre il 25% delle malattie negli adulti ed oltre il 33% delle malattie nei bambini sotto i cinque anni siano dovute a cause ambientali e che siano circa 13 milioni le morti attribuibili annualmente ad esposizioni ambientali, di cui oltre 7 milioni legate al solo inquinamento atmosferico. Approfondiamo questo tema con Emiliano Albanese, Professore Ordinario di Salute Pubblica presso l’Istituto di Salute Pubblica della Facoltà di scienze biomediche dell’USI.

 

Quanto incide la condizione ambientale sulla salute mentale?

Non è facile quantificare l’impatto delle condizioni ambientali sulla salute mentale. Si tratta soprattutto di un effetto indiretto, ma importante. La salute mentale ha numerosi determinanti, sia positivi che negativi, e che interagiscono tra di loro lungo il corso di tutta la vita, alcuni di questi sono in rapida evoluzione. Tra questi i determinanti sociali, le diseguaglianze, l’insicurezza economica, l’urbanizzazione e l’antropizzazione del territorio, e le minacce ambientali legate ai disastri naturali co-causati dal cambiamento climatico. È forse più importante (e interessante) chiedersi come piuttosto che quanto. 

 

Si è detto che le malattie degenerative, comprese quelle mentali, sono in aumento. Quali sono gli strumenti a disposizione della medicina per arginare o attenuare questo fenomeno?

Poche malattie ‘mentali’ sono di natura neuro-degenerativa. L’aumento delle malattie mentali nella popolazione generale deve essere affrontato prima di tutto promuovendo la salute mentale durante tutto il corso della vita, fin da prima la nascita. E poi investendo nella prevenzione delle malattie, cioè rimuovendo le cause, facendo diagnosi tempestive, migliorando il decorso clinico, e attenuando la severità della sintomatologia e la sua durata, e quindi le conseguenze delle malattie su, per esempio, autonomia e benessere psico-fisico.

 

Sempre più giovani e bambini soffrono di ansia, angoscia, attacchi di panico, disagio psicologico. Quali sono le ragioni? E quali dati sono a nostra disposizione in Ticino e in Svizzera? Si può tracciare un quadro della situazione?

L’aumento di una malattia (prevalenza) può essere dovuto al fatto che, rispetto al passato, una percentuale più alta di persone si si ammala (incidenza) ma anche che la durata media della malattia si allunga (durata). Non è facile misurare la prevalenza dei disturbi d’ansia, né il suo cambiamento nel tempo. Le stime del Global Burden of Disease (GBD) ci dicono che a livello globale l’impatto sulla disabilità e sulla riduzione dell’aspettativa di vita dei disturbi d’ansia è molto marcato, ma non in aumento tra negli ultimi 10 anni. Alcune stime durante la pandemia indicano invece che i disturbi d’ansia sono aumentati considerevolmente rispetto al periodo pre-pandemico. Ciò non sorprende perché i disturbi d’ansia sono caratterizzati da paura e preoccupazione eccessive che durano diversi mesi e dai comportamenti che da queste paure derivano. L’ansia è una forma di anticipazione di una minaccia futura che viene sopravvalutata. La pandemia è una minaccia concreta e attuale, e la paura è quindi giustificata. È meno chiaro se, quanto e come la pandemia abbia anche contribuito alla sproporzione nel percepire pericoli o minacce future. I dati dello studio Corona Immunitas Ticino ci dicono che i sintomi d’ansia sono quasi raddoppiati (dal 4.8 al 8.1%) tra agosto 2020 e maggio 2021 in Ticino. Ma i cambiamenti sono fluttuanti anche nel corso di pochi mesi, e variano nei diversi gruppi di età. Le stime tra i giovani suggeriscono la presenza di fattori e condizioni predisponenti in sotto-gruppi di giovani e bambini, sui quali l’isolamento sociale e molti altri aspetti della pandemia hanno avuto un impatto maggiore che su altri. 

 

Come possono convivere salute e ambiente?

Dal punto di vista della salute pubblica la risposta sta nei Sustainable Development Goals, gli obbiettivi di sviluppo sostenibile, l’agenda globale 2030 delle Nazioni Unite. Si tratta di un quadro ampio e strutturato all’interno del quale gli obbietti di salute e benessere (area 3) possono e devono essere posti in diretta relazione non solo con quelli sanitari (area 6) e climatici (area 13) ma anche con quelli propri di altri settori e ambiti dell’attività e dell’organizzazione umana. Parafrasando i Latini potremmo dire che il motto non è più solo mens sana in corpore sano, ma in res sanitas in sano ambiente. 

 

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