Uno sguardo sul futuro dell'USI: concluso il quindicesimo Dies academicus

Servizio comunicazione istituzionale

14 Maggio 2011

Si è svolto questa mattina il quindicesimo Dies academicus dell’Università della Svizzera italiana. La cerimonia è stata l’occasione per tracciare le più importanti direttrici di sviluppo dell’ateneo, che punta a consolidare le quattro Facoltà esistenti aprendosi al contempo a progetti originali e dall’impatto virtuoso per il tessuto scientifico, economico e culturale della Svizzera italiana. 

La cerimonia si è aperta con il messaggio del Presidente del Consiglio Nazionale Jean-René Germanier, il quale ha inviato all’USI un saluto da parte di tutto il Parlamento svizzero, sottolineando l’importante ruolo di ponte scientifico e culturale che l’USI gioca all’interno e all’esterno della Confederazione .

Dopo l’Allocuzione del Neoeletto Consigliere di Stato e Direttore del DECS Manuele Bertoli, intitolata “La Svizzera italiana e la sua Università, oggi e domani”, la Prof.ssa Daniela Mondini, docente di storia dell’arte all’Accademia di architettura, ha tenuto una Prolusione sul tema “Luce e oscurità in architettura – prospettive storiche”. 

La relazione del Presidente Piero Martinoli ha illustrato la visione dell’USI nel 2020, con particolare riferimento ad alcuni “progetti faro”, scelti in campi “di sicuro avvenire non solo per il loro intrinseco interesse e valore scientifico, ma anche per lo sviluppo economico del territorio e per il contributo alla soluzione di problemi urgenti di rilevanza nazionale”. Tra questi il Presidente dell’USI ha menzionato le Scienze computazionali e il Master in medicina, entrambi settori dalle grandi potenzialità e positive ricadute sul tessuto scientifico, industriale e sociale ticinese. Il Presidente ha anche sottolineato l’importanza del consolidamento delle quattro Facoltà esistenti, così come l’impegno dell’USI a difesa della lingua e della cultura italiana all’interno e all’esterno dei confini della Svizzera. “Nel 2020 – ha concluso Martinoli – vedo un’università di dimensioni contenute e di alta qualità, polo di attrazione per studenti capaci e per ricercatori di talento, che contribuiranno a dare un volto nuovo al Ticino con la loro immaginazione, il loro entusiasmo e il loro gusto del rischio: qualità essenziali per la rigenerazione del tessuto economico del nostro territorio”.

Al termine della sua relazione sono state conferite quattro onorificenze. Un dottorato honoris causa da parte dell’Accademia di architettura al Prof. Dr. Werner Oechslin, teorico e storico dell'architettura di fama internazionale, «per i suoi contributi innovatori alla teoria e alla storia dell’architettura, espressione delle sue ampie convinzioni umanistiche e intellettuali, che hanno segnato in modo significativo il dibattito a livello istituzionale e professionale anche oltre il contesto svizzero».  Un dottorato honoris causa da parte della Facoltà di scienze informatiche alla Prof. Dr. Barbara H. Liskov, professoressa presso il Dipartimento di ingegneria elettronica e informatica del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston e prima donna ad ottenere un dottorato in informatica negli Stati Uniti – a Stanford – nel 1968, «per i suoi contributi pionieristici alla definizione dei linguaggi di programmazione e all'ingegneria del software».

Al dottor Amilcare Berra è stato in seguito conferito il titolo di membro onorario dell’Università della Svizzera italiana, “per il suo costante e generoso impegno nella sensibilizzazione al sostegno finanziario privato dell’Università della Svizzera italiana”.

Come da tradizione è stato infine attribuito il Credit Suisse Award for Best Teaching, quest’anno assegnato al Prof. Manuel Rocha de Aires Mateus dell’Accademia di architettura, per la qualità dell’insegnamento offerto e riconosciuto nell’ambito della valutazione dei corsi nell’anno accademico 2009/2010.

Le fotografie della cerimonia sono disponibili al seguente link.