Architetture in Portogallo e oltre

Servizio comunicazione istituzionale

9 Maggio 2006

In questi ultimi decenni gli architetti portoghesi hanno dato prova di gran vivacità. L’Esposizione Mondiale di Lisbona del 1998, vetrina quanto mai illustre, ha ampiamente raccontato i suoi massimi esponenti, Álvaro Siza Vieira e Eduardo Souto de Moura. Un contributo sull’architettura contemporanea in Portogallo è ora possibile anche in Ticino, grazie alla mostra ospitata a Mendrisio dalla Galleria dell’Accademia. L’esposizione, che sarà inaugurata giovedì 18 maggio 2006, ci porta in viaggio in Portogallo attraverso le trame tessute dai fratelli Manuel e Francisco Aires Mateus, nativi di Lisbona, già da qualche anno docenti di progettazione all’ateneo di Mendrisio.

Per l’occasione l’Accademia accoglie anche Massimiliano Fuksas, tra gli architetti italiani che maggiormente hanno costruito all’estero, sempre alla ricerca di nuove mete, il cui motto è “un architetto deve costruire e l’architettura è un’arte”.

Giovedì 18 maggio 2006 aprirà alla Galleria dell’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana l’esposizione Aires Mateus architetture, una selezione di lavori rappresentativi per ricerca formale e concettuale della produzione recente dei due fratelli di Lisbona.

Le architetture degli Aires Mateus si sviluppano intorno alla forma e ai materiali del luogo; esplorano soluzioni semplici ma incisive, alla ricerca di sorprendenti effetti spaziali. La concezione dei volumi, del vuoto e la ricerca di un’intensità forte degli spazi interni, alimentata da un uso sapiente della luce e delle superfici, definiscono la ricchezza dei progetti di Manuel e Francisco.

Gli Aires Mateus operano per deliberate sottrazioni, mutano lo spazio in volumi, lavorano con la tensione di pieni e vuoti dove corpi compatti, blocchi monolitici, tagli profondi e fenditure modellano suggestioni e qualità atmosferiche, svelano sequenze spaziali concitate, ricercano relazioni prospettiche. Ecco ciò che scrive Gonçalo Byrne, che ben conosce il lavoro degli Aires Mateus e che introdurrà l’esposizione a Mendrisio:

Noi siamo abituati a pensare un’architettura che spicca dalla terra, un volume emergente nello spazio secondo l’idea consacrata da Le Corbusier nella sua famosa definizione dell’architettura come gioco di forme sotto la luce; il gioco termina lì assegnando allo spazio esterno, alla scatola, una connotazione passiva. In opere come questa [la casa Alenquer] dei Mateus, il vuoto vale quanto il pieno, ed è un valore architettonico persino più interessante perché nella città contemporanea, esiste una tipologia dei vuoti. Ritengo che per affrontare la città diffusa dobbiamo abituarci a comprendere il vuoto, non solo l’oggetto, perché il sistema dei vuoti riconoscibili nella città tradizionale non esiste più. Osservando un territorio frammentato e disordinato appare evidente non solo l’erosione del senso di limite, ma anche un’erosione del senso dei vuoti. In quest’opera dei Mateus e in altre più complesse, leggo il desiderio di trasformare lo spazio in cosa concreta; il vuoto diviene materia prima dell’architettura. Si va oltre la pura contrapposizione tra pieno e vuoto; attribuire al vuoto la stessa importanza del pieno genera non una mera sommatoria, ma una terza entità, che ci porta a superare il raziocinio dialettico.
Tutti questi sono temi ai quali l’architettura si sta accostando e i Mateus non sono soli in questa ricerca, ma sento che la stanno affrontando in modo diretto, ossessivo, regolato.

(Gonçalo Sousa Byrne, Un rudere costruito)

In mostra a Mendrisio vi saranno plastici, disegni e fotografie di case, edifici pubblici e privati. Ma la visita diventa anche occasione per un’esperienza fisica degli e negli spazi creati dagli Aires Mateus; sarà, infatti, possibile camminare sotto volumi sospesi (è il caso del plastico della Casa Azeitâo) oppure percorrere le lastre d’acciaio corten dal bel colore bruno del modello presentato al concorso per il Nuovo Museo Egizio del Cairo (per il quale è stato assegnato un premio speciale). L’allestimento adottato promuove pertanto una relazione nuova con il visitatore della mostra: relazione d’attraversamento, esplorazione e contemplazione degli spazi presentati.

L’esposizione arriva dal Centro Culturale Belém di Lisbona dove ha riscosso un gran successo. Riconcettualizzata dagli stessi Aires Mateus, viene ora proposta nella Galleria di Mendrisio e andrà successivamente in altri sedi, in Svizzera e all’estero.

All’inaugurazione interverrà Massimiliano Fuksas, uno dei grandi interpreti dell’architettura contemporanea, che terrà la conferenza “cifrata” Lost in translation 13 – l’eclettico architetto tiene il conto delle occasioni in cui si svela in giro per il mondo.

Fucina brulicante, avventure spaziali, narrazione architettonica: Fuksas, architetto italiano noto internazionalmente, che vive e lavora fra Roma e Parigi, riesce sempre a suscitare interesse e curiosità.

D’origine lituana, nasce a Roma nel 1944, dove si laurea in architettura all’Università La Sapienza nel 1969. Due anni più tardi crea il suo studio romano, cui fanno seguito nel 1989 e nel 1993 gli studi di Parigi e Vienna, e dal 1985 collabora con Doriana O. Mandrelli.

Dal 1998 al 2000 è direttore della VII Biennale Internazionale d’Architettura di Venezia Less Aesthetics, More Ethics e dal 2000 cura la rubrica d’architettura del settimanale L’Espresso, in precedenza affidata a Bruno Zevi.

Visiting professor in numerose università – fra cui Stoccarda, Parigi, Vienna e New York – ha ricevuto nel corso degli anni importanti riconoscimenti. Fra i più recenti: la nomina a membro dell’Académie d’Architecture Française (2005) e l’Honorary Fellowship of the RIBA-Royal Institute of British Architects (2006).

Fuksas da molti anni dedica un’attenzione particolare allo studio dei problemi urbani nelle grandi aree metropolitane. Fra i suoi principali progetti e realizzazioni ricordiamo gli Archivi Nazionali di Parigi, la Nuova Fiera di Milano, le Twin Towers di Vienna, la Nuova Sede per la Regione Piemonte e il Padiglione del Tessile di Torino, la ristrutturazione urbanistica dei quartieri situati sul fronte Senna Clichy a Parigi.

La vernice dell’esposizione Aires Mateus architetture è prevista per giovedì 18 maggio 2006 con inizio alle ore 18.30 all’Accademia di architettura (Palazzo Canavée, Via Canavée 5, 6850 Mendrisio-Svizzera). Per l’occasione interverrà Gonçalo Byrne, architetto di Lisbona che ha molto costruito in patria ma non solo, apprezzato anche per le sue doti di docente. I fratelli Manuel e Francisco Aires Mateus saranno presenti all’inaugurazione.

Seguirà alle ore 20 la conferenza pubblica di Massimiliano Fuksas dal titolo Lost in translation 13.

La mostra resterà aperta sino a venerdì 23 giugno 2006. Potrà essere visitata dal mercoledì alla domenica dalle ore 12 alle ore 18. L’ingresso è libero.

Informazioni:

Amanda Prada, Responsabile comunicazione e conferenze, Accademia di architettura di Mendrisio, tel.: +41 58 666 58 69, e-mail: [email protected]