Scholars at Risk, il bilancio del 2022

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Servizio comunicazione istituzionale

19 Dicembre 2022

Il programma Scholars at Risk (SAR) ha assistito 171 studiosi nel 2022, trovando loro un incarico accademico dove proseguire in sicurezza il proprio lavoro di ricerca e insegnamento. Si tratta del numero più alto da quando il programma è stato creato nel 1999, come ha osservato il direttore di SAR Robert Quinn nel rapporto annuale appena pubblicato. Ad aver sollecitato l’organizzazione sono stati in particolare la crisi afghana, con il ritorno al potere dei talebani, e nella seconda metà dell’anno l’Ucraina. Non sono tuttavia mancati aiuti a studiosi provenienti da altri Paesi dove la libertà di ricerca è minacciata, come lo Yemen, il Myanmar, l’Etiopia e il Camerun; preoccupa inoltre la situazione in Iran con la repressione delle proteste portate avanti anche nelle università.

La rete SAR è presente in 43 Paesi e coinvolge 650 istituzioni accademiche tra cui l’Università della Svizzera italiana. E proprio uno studioso arrivato all’USI dall’Afghanistan tramite il programma SAR, Parwiz Mosamim attualmente dottorando presso l’Istituto di comunicazione e politiche pubbliche (ICPP), è presente nella copertina del rapporto annuale del progetto SAR insieme alla giornalista e attivista pakistana Marvi Sirmed, attualmente alla University of Connecticut dopo essere stata accusata di blasfemia, e il ricercatore afghano Hadi Mohammadi attualmente alla Brandeis University.

 

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