Le macchine e noi
Servizio comunicazione istituzionale
4 Ottobre 2024
Si è recentemente tenuta la conferenza “È tutto vero. Intelligenza artificiale e società” organizzata dall’associazione Carlo Battaglini, in collaborazione con l'Università della Svizzera italiana (USI). Sul tema sono intervenuti Teresa Numerico (Professoressa associata all’Università Roma Tre, autrice di Big Data e algoritmi. Prospettive critiche, 2021), Andrea Daniele Signorelli (esperto di innovazione digitale e giornalista su alcune delle principali testate italiane tra Wired, La Repubblica e Domani) e Gabriele Balbi, Professore ordinario presso la Facoltà di comunicazione, cultura e società e docente di storia dei media all’USI.
Il mondo digitale nel quale siamo immersi è fondato su algoritmi di intelligenza artificiale (IA), che guidano molte delle nostre azioni quotidiane. Pertanto uno degli obiettivi della conferenza “È tutto vero. Intelligenza artificiale e società” è stato quello di fare chiarezza su cosa sia un’IA, come funziona, quali potenzialità e quali rischi sono a essa legati. Gabriele Balbi, Professore ordinario presso la Facoltà di comunicazione, cultura e società dell’USI, che ha svolto il ruolo di moderatore della serata, ha chiesto ai suoi ospiti come prima cosa proprio di spiegare cosa si intenda con IA. “L'AI in inglese, che sta per artificial intelligence (intelligenza artificiale, ndr), è un’etichetta che ha almeno 70 anni di vita, ma che è cambiata nel tempo, in quanto una volta con IA si intendeva una macchina che fosse in grado di replicare i processi intellettuali umani. Oggi invece con IA si intende sostanzialmente il machine learning, ossia quel processo di apprendimento che una macchina fa su una base di dati. In sostanza si tratta di algoritmi statistici che scovano le regolarità all’interno di questi dati, pertanto un nome forse meno bello di IA ma più appropriato sarebbe sistemi a inferenza statistica” ha spiegato Andrea Daniele Signorelli.
Tra i vari termini associati all'IA compaiono spesso anche Big Data e algoritmi. Com’è possibile distinguerli tra di loro, e fra altri concetti, lo ha spiegato Teresa Numerico: “Una strada per lo sviluppo dell’IA è stata quella dell’addestramento sulla base di dati, dove però non vi è alcun ragionamento da parte dell’IA, bensì solamente l’estrazione delle regolarità. Parlando di Big Data, che per gli anglofoni è una parola al singolare, ci si riferisce a quell’enorme corpus di dati che sono stati forniti per allenare l’IA. Ma è stato solamente in tempi recenti, con lo sviluppo di una maggiore potenza di calcolo, che attraverso gli algoritmi è stato possibile estrarre delle regolarità dal Big Data”.
Questi importanti sviluppi hanno sicuramente cambiato molte cose, pertanto ci si chiede dove sia applicabile l’IA nella nostra società. Per Andrea Daniele Signorelli “Nel mondo non è cambiato nulla, se non che tutti usano l’IA come ChatGPT per scrivere. Il problema sta nel fatto che il rapporto tra umano e macchina è visto come un rapporto conflittuale, ma la colpa non è della macchina, bensì dell’uomo. Infatti in autonomia l’IA non è in grado di produrre nulla di nuovo, si limita a riprodurre cose già esistenti. I risultati migliori si ottengono pertanto quando l’uomo e la macchina collaborano. Sarebbe dunque bene vedere le macchine come degli assistenti dell’uomo”.
Una domanda, che si lega anche all’immagine di copertina che è stata scelta (si veda l'immagine di questa notizia) è cosa cambierà politicamente con l’arrivo dell’IA. Si assisterà a un aumento della disinformazione? Secondo Andrea Daniele Signorelli “L’IA può sicuramente essere utilizzata per creare disinformazione e lo sta già facendo. Si pensi ai cosiddetti deepfake, che possono essere video o anche audio, che per ora sono limitati alle celebrità e ai politici, ma che in futuro potrebbero diventare un problema di tutti. Ciò che mi spaventa di più però sono i cheapfake, ossia dei video originali ma - per esempio - con i sottotitoli falsi o fuorvianti”.
L’ultima questione trattata durante la conferenza riguarda il modello di business che ruota attorno allo sviluppo dell’IA, ovvero quali sono i costi di questo sviluppo e chi ha degli interessi affinché l’IA sia sviluppata. “I principali investitori nello sviluppo delle IA sono le aziende private, i cui nomi principali sono ben noti a tutti. Tutte queste aziende sono sedute su una montagna di liquidità, che è però legata alle aspettative nei confronti dell’IA. Bisogna poi considerare che un’IA per essere prodotta e poter operare costa una quantità di risorse - materiali e finanziarie - enorme, ma per ora non prevede nessun modello di business. Scrivere al posto degli scrittori infatti non genera denaro, però la funzione principale di uno strumento come ChatGPT per ora è esclusivamente la scrittura” ha concluso Teresa Numerico.