L'invenzione del web

Il primo server utilizzato da Tim Berners-Lee (foto Victor R. Ruiz, Flickr)
Il primo server utilizzato da Tim Berners-Lee (foto Victor R. Ruiz, Flickr)

Servizio comunicazione istituzionale

1 Giugno 2017

Prof. Gabriele Balbi, Facoltà di Scienze della comunicazione

È stato di recente pubblicato sulla rivista “New media and society” uno studio condotto dal sottoscritto con Paolo Bory ed Eleonora Benecchi dell’Istituto di media e giornalismo (IMeG) che ha ripercorso l’invenzione del Web, dalle origini nei tardi anni ottanta agli anni duemila, con una prospettiva “narratologica” di lungo periodo. La ricerca dimostra che l’idea alla base della creazione del Web contiene sia elementi innovativi e “rivoluzionari”, su cui i suoi fondatori tra cui Tim Berners Lee e Roger Cailliau si sono focalizzati, sia elementi in continuità col passato e tendenti a migliorare e integrare il mondo dei media precedente.

L’indagine si basa sul raffronto tra gli scritti che i fondatori del Web hanno dedicato alla sua invenzione tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 (T. Berners-Lee e altri, 1989-93) e i successivi due volumi pubblicati sul tema nel 2000 (J. Gillies e R. Cailliau, 2000; T. Berners-Lee, 2000). Attraverso un’analisi quantitativa e semantica dalla quale affiorano alcune parole chiave, lo studio mette in evidenza come, con il passare degli anni, le descrizioni di concetti e idee cruciali per l’invenzione del Web si siano modificate: i racconti degli eventi che ne narrano la nascita nelle pubblicazioni esaminate delineano un quadro dal quale emerge che la “scoperta” è stata in realtà un processo progressivo e ambivalente, al tempo stesso proiettato nel futuro e legato al passato. L’invenzione del Web è insomma un risultato rivoluzionario per la portata del cambiamento introdotto nella società, ma contemporaneamente è anche frutto di un processo graduale: i “padri fondatori” del Web avevano come obiettivo iniziale quello di inventare una modalità di reperimento delle informazioni ad esclusivo uso di una ristretta cerchia di destinatari (i loro colleghi al CERN di Ginevra) e non di fare una rivoluzione. Lo scopo originario è stato dunque superato dalle applicazioni pratiche dello strumento ideato, perché esso è diventato progressivamente disponibile per tutti.

Con il passare del tempo il Web si modifica a tal punto, sotto gli occhi dei suoi scopritori, da divenire un oggetto diverso da quello immaginato. Gli effetti imprevisti della scoperta mettono così in discussione anche il concetto romantico e mitologico di invenzione rivoluzionaria, perché questa scoperta è il risultato di un percorso, non di un balzo isolato. Inoltre, dal momento che Berners-Lee concepisce fin dall’inizio il Web con la logica del servizio pubblico, esso diventa non solo una realtà globale progressivamente accessibile per tutti, cioè lo strumento irrinunciabile che ciascuno di noi usa quotidianamente, ma anche una risorsa che, proprio perché non soggetta a copyright, è stata migliorata collettivamente.

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