La nostra diligenza del Gottardo

La diligenza del Gottardo immortalata da Rudolf Koller, nel 1873 (Wikimedia).
La diligenza del Gottardo immortalata da Rudolf Koller, nel 1873 (Wikimedia).

Servizio comunicazione istituzionale

23 Aprile 2016

Albino Zgraggen, Segretario generale

Un’immagine interessante che credo descriva bene l’USI da quando ne assunsi la direzione ammnistrativa nel 1996 è quella della diligenza del Gottardo immortalata da Rudolf Koller, nel 1873: una carrozza con a bordo un manipolo di avventurieri, trascinato al galoppo da cavalli scatenati, frustati dal postiglione-presidente, lungo strade non ancora del tutto battute tra il nord e il sud delle alpi. Avevamo idee ben chiare sulla meta da raggiungere, ma i mezzi a disposizione da una parte e le circostanze dall’altra ci imponevano uno stile di guida audace e l’assunzione di qualche rischio.

La nostra diligenza iniziò il suo viaggio con una trentina di persone dedicate alla sua amministrazione, divise su due campus. Oggi i servizi amministrativi, bibliotecari e tecnici contano circa 140 collaboratori: un aumento importante ma non proporzionale alla crescita degli studenti e del corpo accademico (entrambi quasi decuplicati), fatto che ne indica l’efficienza e l’agilità. Una caratteristica che ammiro e che reputo utile si preservi in futuro, insieme ad altre due qualità che qui mi interessa sottolineare.

La prima: l’USI ha adottato in questi 20 anni un approccio pragmatico nell’affrontare le variegate situazioni che le si sono presentate; non siamo partiti dalla teoria cercando di organizzare la realtà, ma al contrario abbiamo organizzato la realtà attraverso abili giustapposizioni dell’equilibrio e delle risorse disponibili; non ci siamo dedicati a grandi pianificazioni sulla carta, al contrario abbiamo investito in proposte serie in quanto fattibili, facendole.

La seconda: in questi anni ci siamo ispirati al principio della responsabilità, lasciando ampio margine di autonomia alle persone e ai diversi servizi. Ritengo infatti che disporre di ampia libertà solleciti il potenziale di iniziativa e di collaborazione di ciascuno ciò che conduce – non in tutti i casi, ma in molti e probabilmente i più rilevanti –a perseguire e raggiungere meglio gli obiettivi.

Quale Segretario generale ho avuto modo di conoscere bene i cavalli e i puledri trainanti la diligenza, i professori e i ricercatori che non mancano certo di creatività nella programmazione dell’insegnamento e nella progettazione della ricerca. Oggi siamo a un centinaio di professori, molto diversi gli uni dagli altri per provenienza geografica, cultura, mentalità e ambito di competenza. Pur in una tale diversità, che rende problematico lo sviluppo di un’identità condivisa, riscontro un tratto distintivo concreto e comune: l’ambizione alla qualità richiesta dal sistema universitario svizzero e dal confronto scientifico e culturale giocato sul piano internazionale.

Ho accompagnato questa diligenza per venti anni, soprattutto accanto al postiglione, ma anche accanto alle Facoltà, attento ad evitare che una ruota finisse nel fossato. Vent’anni di intenso ed appassionato lavoro, ricco di molte soddisfazioni. La più importante si è finora ripetuta annualmente con la chiusura dei conti praticamente sempre positivi, perché finanze sane significa riduzione dei conflitti e soprattutto nuove opportunità di sviluppo.

Altre sono legate a momenti emozionanti, personalmente legati in primo luogo a conferenze dell’Istituto di studi italiani: la lezione inaugurale dell’ISI tenuta da Giorgio Orelli; la prima conferenza dei mercoledì dell’ISI tenuta da Piero Boitani sul tema della creazione, dal Genesi a Haydn, un’autentica sinfonia di bellezza tra letteratura, pittura e musica; la prima Lectura Dantis “Comedia” tenuta da Carlo Ossola, … Memorie e auspici per il prosieguo del viaggio.

 

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