Investimenti: l'ottimismo paga sempre?
Servizio comunicazione istituzionale
23 Maggio 2018
Nel mondo della finanza, la divergenza di opinioni sul futuro andamento dei mercati è fondamentale perché il mercato stesso possa esistere. È parere comune che una visione ottimistica – “il mercato tutto sommato crescerà” – sia quella più proficua per strategie d’investimento redditizie. Per il professor Paul Schneider dell’Istituto di finanza dell’USI, però, non è necessariamente così. Perlomeno, non per chi opera nel mercato delle opzioni, ossia di quegli strumenti finanziari derivati che spesso fungono da “premio assicurativo” in caso di crollo dei listini.
Eccezioni a parte, come il famoso caso narrato nel film “La grande scommessa”, avere fiducia nei mercati finanziari è l’atteggiamento che, nell’opinione generale di operatori e analisti, si traduce in maggiori ritorni d’investimento: i numeri sembrano dire infatti che i mercati, alla fine, tendono complessivamente a crescere.
Nella sua recente pubblicazione dal titolo “Does it Pay to Be an Optimist?”, scandagliando i dati in profondità e su larga scala il Prof. Schneider ha invece rilevato che l’investitore “pessimista” (che in genere ritiene che un crollo in Borsa sia molto probabile) è quello che alla lunga ottiene risultati migliori nella gestione di un portafoglio di opzioni, sfatando anche la convinzione che i pessimisti siano sempre e comunque più avversi a correre rischi. Nello studio il Prof. Schneider ha analizzato in particolare le transazioni effettuate sui contratti d’opzione dell’indice S&P 500 nel periodo 1990-2016, evidenziando come i movimenti reali sul mercato delle opzioni possano essere ricondotti – altro fatto relativamente sorprendente – a un modello semplice e schematico, in cui tre tipi di investitori – ottimista, pessimista e pragmatico – applicano una strategia d’investimento in linea con la propria visione dell’andamento dei mercati, discostandosene di rado: l’ottimista “scommette” confidando nel potenziale al rialzo dei mercati (tendenzialmente compra per rivendere a un prezzo maggiore), il pessimista se ne aspetta un crollo (tendenzialmente vende allo scoperto per ricomprare a meno), il pragmatico osserva il movimento di acquisti e vendite comprando o vendendo in base alla convenienza. A uscirne “vincitore” sul mercato delle opzioni è, appunto, il pessimista.
La ricerca del Prof. Schneider è stata presentata nell’edizione di maggio dei “Practitioner Roundups” (in allegato), la pubblicazione mensile dello Swiss Finance Institute (centro di competenza nazionale per la ricerca di base, la formazione e il trasferimento della conoscenza nel ramo della finanza), di cui il Prof. Schneider e l’Istituto di finanza dell’USI sono membri. La finanza quantitativa, di cui la ricerca del Prof. Schneider è un esempio, è uno degli indirizzi di studio offerti dal Master in Finance dell’USI: usi.ch/mfin