Lotta ai linfomi reale e virtuale

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Servizio comunicazione istituzionale

14 Settembre 2021

In vista dell’inaugurazione, il prossimo 27 novembre 2021, del nuovo stabile che accoglierà BIOS+, il Polo di ricerca biomedica della Svizzera italiana a Bellinzona, la rivista Ticino Management propone una serie speciale di approfondimenti per illustrare le attività dei due istituti suoi capofila, IRB e IOR, capaci in poco più di 20 anni con la loro qualità di emergere a livello internazionale. In questo contributo si parla di ricerca sui dei linfomi, cui i due istituti bellinzonesi affiliati dell'USI danno un fondamentale apporto.

[Per gentile concessione di Ticino Management, numero di settembre 2021] 

 

A Lugano convergono scienziati e medici da tutto il mondo, dal 1981

I linfomi rappresentano la quinta tipologia di tumore per incidenza nei Paesi occidentali. Tra gli obiettivi della ricerca comprendere i meccanismi che influenzano la sopravvivenza delle cellule di linfoma e come possano sfuggire ai farmaci anticancro. Per studiare e condividere le scoperte nel campo della ricerca sui linfomi, dal 1981 si tiene a Lugano la Conferenza Internazionale sui Linfomi Maligni di Lugano (Icml), un evento organizzato a cadenza dapprima triennale e in seguito biennale, fondato dal professor Franco Cavalli, Presidente dell'Icml e della Fondazione IOR. Quest'anno, causa pandemia, la Conferenza si è tenuta interamente online: "L’interesse raccolto quest’anno dall’Icml è stato enorme: si sono avuti quasi 5mila partecipanti provenienti da tutto il mondo, il 30% dal Nord America e quasi il 15% dall’Estremo Oriente. Non essendoci le note difficoltà logistiche di Lugano, che può accogliere al massimo 3500 partecipanti, si è potuti andare ben al di là di questa cifra, permettendo anche a medici dei Paesi meno sviluppati, che spesso hanno difficoltà finanziarie a raggiungerci di persona, di partecipare a distanza beneficiando di una tassa di iscrizione particolarmente ridotta, stabilita appositamente per loro. Il numero di candidati che si sono annunciati per presentare nuovi risultati è rimasto costante e, considerato che la pandemia aveva rallentato la realizzazione di molti progetti, anche questo è un ottimo risultato", spiega il Prof. Cavalli.

 

Bellinzona, capitale della ricerca sui linfomi

Se Lugano è la sede della Conferenza, fondamentale è stato ed è il ruolo di Bellinzona che con i suoi centri di ricerca ne costituisce il retroterra culturale: l’Istituto oncologico di ricerca (IOR), parte della divisione di ricerca dell’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana (IOSI), di cui il Prof. Cavalli è direttore scientifico, è diventato uno dei principali centri di competenza in materia, in cui arrivano pazienti da tutta la Confederazione e dall’estero, insieme all’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB). "Come per altri tumori, anche le cause di leucemie, linfomi e mieloma multiplo sono solo parzialmente conosciute. Per esempio, sappiamo che il Dna di questi tumori presenta degli errori ben precisi, spesso gli stessi in molti pazienti. Però capiamo ancora poco di come si siano prodotti", osserva il direttore dell’Irb Davide Robbiani. "Alcuni anni or sono abbiamo scoperto una molecola responsabile per la modifica del Dna in prossimità di alcuni dei geni che sono mutati nei linfomi e abbiamo dimostrato che, in effetti, la sua assenza protegge dalla formazione di tumori. Più di recente, abbiamo cominciato a studiare altre molecole presenti nelle cellule tumorali che potrebbero giocare un ruolo simile nella loro progressione. L’ipotesi è che medicamenti in grado di inibire queste molecole possano essere un giorno utili nella lotta contro linfomi e mieloma multiplo", spiega il direttore dell’IRB che conduce queste ricerche in collaborazione con il Laboratorio di Genomica dei linfomi allo IOR del Prof. Francesco Bertoni, il cui interesse si focalizza sull’individuazione di nuove terapie attive per i pazienti affetti da linfoma, ma anche sulla comprensione dei meccanismi che influenzano la sopravvivenza delle cellule di linfoma e come queste possano sfuggire all’effetto dei farmaci anticancro. "I nostri studi sul Dna delle cellule di linfoma ci hanno portato alla scoperta di geni che non si sapeva fossero coinvolti in questi disturbi e il lavoro sui farmaci e la resistenza ci ha condotto nel campo dell’epigenetica, ovvero, in parole molto semplici, la regolazione del comportamento delle cellule dovuto a fattori ambientali, indipendentemente da ciò che è scritto nel Dna. È stato anche motivante vedere alcuni dei nostri lavori di laboratorio trasferiti ai primi studi clinici", sottolinea Francesco Bertoni, che è anche vicedirettore dello IOR.

 

Per continuare a leggere l'articolo a firma di Susanna Cattaneo >> v. Pdf allegato

 

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