Se la mela punge è un'ape?

(Foto Svln4821 via Wikimedia Commons)
(Foto Svln4821 via Wikimedia Commons)

Servizio comunicazione istituzionale

1 Giugno 2017

Prof. Sara Greco, Facoltà di Scienze della comunicazione

Se offriste a un bambino in età prescolare una mela dalla parte opposta al picciolo, forse vi direbbe che in quel punto c’è un’ape che punge: questo sillogismo – tutto ciò che punge è un’ape, se anche la mela punge allora è un’ape - potrebbe essere giudicato come frutto dell’ingenuità del bambino o, peggio, di un suo errore logico. In realtà l’osservazione del bambino è già una (seppur elementare) argomentazione che dimostra l’esigenza dei piccoli di capire le cose, dandosi ragioni delle stesse, quando ancora non sono in grado di parlare in modo perfettamente articolato.

Uno studio sostenuto dal Fondo Nazionale (FNS) e curato dall’Istituto di argomentazione linguistica e semiotica (IALS, Sara Greco e Andrea Rocci), in collaborazione con l’Istituto di Psicologia e educazione dell’Università di Neuchâtel (Anne-Nelly Perret-Clermont, richiedente principale del progetto, e Antonio Iannaccone) si propone di mettere in discussione un'interpretazione riduttiva e negativa delle affermazioni dei bambini per mostrare come i loro apparenti errori siano frutto di discrepanze tra la visione del mondo che un adulto darebbe per scontata e la visione del mondo del bambino: quest’ultima a volte può anche essere diversa, forse parziale, come è naturale che sia almeno nella fase della crescita, ma non significa necessariamente che il bambino stia commettendo un errore a livello di ragionamento. A questi fraintendimenti a volte si aggiunge anche l’incapacità dell’adulto di comprendere l’interesse dei bambini, perché diversa nei due soggetti è la percezione, in un preciso momento, di ciò che è problematico o degno di interesse.

La ricerca analizza l’argomentazione spontanea dei bimbi nell’interazione con l’adulto, in particolare nell’ambito familiare e nelle scuole dell’infanzia, partendo dall’assunto che l’intelligenza si sviluppi nella relazione e grazie al dialogo e mettendo così in forse la convinzione di chi ritiene che le capacità siano un dato astratto dal contesto.

L’analisi argomentativa diviene così uno strumento metodologico utile per capire come la diversità di ragionamento dell’adulto rispetto a quella del bambino dipenda dalla diversità delle premesse implicite e non da una bizzarria dell’infanzia: il passaggio da “punge” ad “ape”, cioè dall’effetto alla causa, non è un errore logico, ma certamente l’argomento mostra una certa interpretazione della realtà (“tutto ciò che punge è un’ape”). Pertanto, prima di accettare l’assioma secondo il quale i bambini prima e i giovani poi non sanno argomentare, il team di ricerca (che include, oltre ai richiedenti, due dottorande: Josephine Convertini e Rebecca Schär) indaga empiricamente cosa effettivamente succede quando i bambini provano a farlo.

Il progetto si trova attualmente nella fase dell’analisi, consapevolmente qualitativa, dei dati raccolti (si concluderà a febbraio 2018). I dati riguardano due ambiti: da una parte le interazioni dei bambini in ambito familiare, dove l’asimmetria è mitigata dalla confidenza, registrate in più cantoni e quindi in più realtà linguistiche, dall’altra le interazioni adulto-bambino in scuole dell’infanzia.

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