Presentazione

Nel discorso, l'attenzione alle fonti di conoscenza è parte integrante del posizionamento epistemico dei parlanti. Le fonti sono pertinenti nelle azioni che presentano il proprio contenuto come una proposizione (Pietrandrea 2005, Boye 2012:194-195), cioè come una porzione di conoscenza, e che implicano rivendicazioni e attribuzioni di competenza epistemica (+/- K, Heritage & Raymond 2005, Sidnell 2012). A un livello astratto di descrizione, queste azioni si possono situare in uno spazio funzionale domande-asserzioni (Levinson 2012:25) oppure, seguendo la teoria degli atti linguistici, considerare come un insieme che include principalmente gli "illocutionary acts of the assertive family" (Sbisà 2014). Nell'interazione orale, esse si traducono in richieste di informazione e di conferma, ipotesi interpretative ("candidate understandings"), congetture, ipotesi fondate, previsioni, informazioni, narrazioni, descrizioni, valutazioni, affermazioni, giustificazioni, concessioni, richieste di spiegazione, (non) conferme, reazioni alla trasmissione di un'informazione (es., "change-of-state tokens"), ecc. ecc., che si inseriscono in diversi tipi di sequenze.

Il formato e le implicazioni sequenziali di tali azioni sono sensibili non solo alla distribuzione quantitativa della conoscenza (quanto sanno i vari partecipanti?) ma anche, in alcuni casi, alle fonti, cioè alle modalità con cui i partecipanti accedono a / acquisiscono la conoscenza.

Per esempio, quando qualcuno ha accesso diretto a un evento (cioè ne ha fatto esperienza di persona), sarà di regola considerato informato meglio di altri al riguardo. L'opposizione tra accesso diretto e indiretto alla conoscenza influenza così la costituzione, l'interpretazione, il design e l'organizzazione sequenziale delle azioni volte a richiedere o fornire informazioni (Pomerantz 1980, 1984, Heritage & Raymond 2005, Sidnell 2012). L'accesso diretto è inoltre costitutivo di certe azioni in contesti istituzionali, quali le testimonianze in tribunale (Grund 2016) o l'esposizione del motivo della visita nei colloqui medico-paziente (Heritage & Robinson 2006, Halkowski 2006, Spranz-Fogasy 2010:84-90). In altri casi, è l'accesso percettivo al contesto immediato dell'enunciazione – compreso il discorso degli altri – a diventare una fonte per il contenuto proposizionale e a contribuire alla definizione dell'azione stessa. Questo accade per esempio quando si avvia una sequenza retrospettiva attirando l'attenzione su un elemento del co(n)testo ("noticing", Schegloff, 2007:219) o presentando tale elemento come giustificazione di un turno precedente ("evidential vindication", Kendrick 2019), oppure quando si commenta il cibo dopo aver compiuto pubblicamente un'azione, ed esperienza, di degustazione (Mondada 2018:747-748).

Un altro tipo di fonte specifico di azioni particolari nello spazio funzionale domande-asserzioni è l’inferenza. L’inferenza si palesa in turni e sequenze che stabiliscono legami argomentativi fra proposizioni (es. sostenere un’affermazione tramite un argomento, presentare contro-argomenti per attaccare una precedente affermazione, ecc.). Infatti, ricerche sull’argomentazione basate su corpora di lingua scritta non solo hanno mostrato che i partecipanti ricorrono spesso a marche evidenziali di tipo inferenziale per aumentare la coesione del testo argomentativo (Rocci 2017); ma hanno anche suggerito che l’argomentazione possa diventare, a sua volta, una strategia evidenziale (Miecznikowski 2016, 2020).

Come emerge dai precedenti esempi, i legami fra proposizioni e fonti divengono riconoscibili grazie a pratiche differenti. Queste si basano sulla simultaneità o successione immediata di esperienza percettiva e discorso, sulla concatenazione sequenziale delle azioni, e/o sul riferimento linguistico alle fonti, ossia sull’evidenzialità come “a way of making the status of one’s knowledge ‘visible’ in discourse" (Mushin 2013:628). Il riferimento linguistico alle fonti può essere più o meno specifico: i partecipanti possono riferirsi a precisi eventi di acquisizione della conoscenza oppure classificare le fonti in maniera più generale, per es. come percezione diretta, sentito dire o inferenza (Willet 1988). Il riferimento alle fonti può presentarsi in forma di enunciati autonomi (per es. in pre-/post-sequenze o sequenze retrospettive) o può attuarsi – come è stato mostrato dagli studi linguistici sulle fonti di informazione – mediante marche grammaticali (per es. Aikhenvald 2004) e costruzioni lessicali, all’interno o alla periferia degli enunciati (per es. Squartini 2007, Dendale & Izquierdo 2014, Jacquin 2017, Pietrandrea 2018, Cornillie & Gras 2020). L’intera gamma di tali pratiche viene qui raggruppata sotto l’etichetta di strategie evidenziali.

L’analisi delle strategie evidenziali in senso lato non solo è utile per comprendere meglio l’agire sociale in relazione alla conoscenza, ma è altresì cruciale – in una prospettiva linguistica – per formulare ipotesi sul modo in cui marche evidenziali specializzate (lessicali e grammaticali) emergono nell’interazione. Il convegno intende riunire linguisti e studiosi dell’interazione orale al fine di riflettere su simili strategie nel parlato.

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  • Bibliografia

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