Call for Paper: Montagne "globali": una storia comparativa della ricerca naturalistica in aree montane, XVI-XIX secolo

Ouresiphoites Helveticus, sive itinera per Helvetiae alpinas regiones, 1723, 124 illustrations  Bibliothèque cantonale et universitaire de Lausanne, cote: 1C 1345/1-2 et 1C 1345/3-4, Viatimages
Ouresiphoites Helveticus, sive itinera per Helvetiae alpinas regiones, 1723, 124 illustrations Bibliothèque cantonale et universitaire de Lausanne, cote: 1C 1345/1-2 et 1C 1345/3-4, Viatimages

Laboratorio di storia delle Alpi

Data d'inizio: 8 Maggio 2019

Data di fine: 31 Luglio 2019

Losanna

A partire dal Rinascimento le ricerche naturalistiche nelle regioni di montagna conoscono un’accelerazione. Dopo la scoperta delle Americhe la corona spagnola cominciò a richiedere ai suoi rappresentanti locali e a chi navigava verso il Nuovo Mondo dei resoconti intorno alla storia naturale e alle popolazioni autoctone di questi nuovi, e ancora sconosciuti, territori. Lo scopo perseguito era quello di migliorare l’amministrazione delle colonie. Durante il regno di Filippo II (1527-1598) vennero stampati diversi questionari (i cuestionarios para la formación de las relaciones geograficás) che contenevano numerose domande indirizzate agli ufficiali spagnoli attivi nel Nuovo Mondo (Solano 1988; Álverez Pelaéz 1993), molte delle quali riguardanti le montagne, la loro flora e la loro fauna (Mathieu 2011). Nello stesso periodo, le Alpi vennero esplorate e la “natura alpina” divenne oggetto di interesse naturalistico (Korenjak 2017; Boscani Leoni, Mathieu 2005), come testimoniano le escursioni botaniche di Conrad Gessner (1516-1565; Boscani Leoni 2016), l’opera a carattere geografico e naturalistico di Josias Simler, il De Alpibus Commentarius (Zurigo, 1574), come anche i testi di Valerio Faenzi (1525 ca.- 1598; Faenzi 2006) e di Francesco Calzolari (1522-1609; Calzolari 1566). Un movimento simile è riscontrabile nel XVII secolo in Tibet grazie all’attività missionaria dei Gesuiti (Macgregor 1970).
Durante il XVIII e il XIX secolo le Ande, le Alpi e la regione dell’Himalaya si ritrovarono di nuovo al centro dell’interesse naturalistico di vari scienziati e viaggiatori: si pensi ai viaggi nelle Alpi di Horace-Bénédict de Saussure (1740-1799), alla spedizione sul Chimborazo di Alexander von Humboldt (1769-1859), o ancora ai viaggi in Tibet del gesuita Ippolito Desideri (1684-1733; Filippi 2014).
Dedicato alla ricerca naturalistica nelle aree montane dal XVI al XIX secol, il convegno dell’AISA del 2020 pone al centro dell’attenzione tre aspetti fondamentali:

•    Gli attori, gli oggetti e le pratiche: Chi erano gli attori di queste ricerche, che ruolo spetta agli attori locali (siano essi eruditi o amateurs) in questo processo? Quali pratiche della ricerca si possono riscontrare e quali ne sono gli oggetti? Quali oggetti vengono raccolti, dove vengono trasportati e perché?
•    „Translation” (traduzione e trasformazione del sapere)/ circolazione dei saperi: Come, dove e da chi vengono recepite queste nuove forme di sapere, come vengono tradotte, trasformate ed eventualmente riutilizzate in altri contesti culturali? Un esempio interessante è quello di Francisco Hernandez (ca. 1515-1587), medico di corte di Filippo II di Spagna, che nei suoi viaggi in Messico e in Perù riuscì a repertoriare 3000 specie botaniche sconosciute in Europa e di cui era tramandato solo il nome in Náhuatl (Barrera 2006). Come funzionavano i canali di scambio delle informazioni, di circolazione dei risultati di queste ricerche?
•    Periodizzazione: si possono identificare fasi diverse nell’ambito della ricerca naturalistica di queste diverse regioni, anche secondo l’oggetto delle ricerche? Da cosa dipendono queste diverse periodizzazioni?

Proposte di interventi (al massimo di 400 parole) sono da inviare entro il 31.07.2019 al seguente indirizzo:  [email protected]; le spese di soggiorno e – se possibile - di viaggio saranno prese a carico dagli organizzatori.

Facoltà