Un evento di solidarietà per il popolo afghano al Campus Ovest Lugano dell'USI: una panoramica

Nella foto da sinistra: Prof. Jolanta Drzewiecka, Parwiz Mosamim, Heela Najibullah e Prof. Jean-Patrick Villeneuve
Nella foto da sinistra: Prof. Jolanta Drzewiecka, Parwiz Mosamim, Heela Najibullah e Prof. Jean-Patrick Villeneuve
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Servizio comunicazione istituzionale

13 Giugno 2022

"Il diritto di definire liberamente le domande di ricerca, di scegliere e sviluppare teorie, di raccogliere materiale empirico e di impiegare solidi metodi di ricerca accademica, di mettere in discussione la mentalità corrente e di proporre nuove idee. Tutto cio' comporta il diritto di condividere, diffondere e pubblicare apertamente i risultati della ricerca, anche attraverso la formazione e l'insegnamento. È la libertà dei ricercatori di esprimere la propria opinione senza essere penalizzati dal sistema in cui lavorano o da censure e discriminazioni governative o istituzionali". Dichiarazione di Bonn sulla libertà di ricerca accademica, adottata in occasione della Conferenza ministeriale sullo Spazio europeo della ricerca il 20 ottobre 2020 a Bonn.

Sabato 14 maggio l'USI ha ospitato sul proprio campus l'evento "Stand for Afghanistan", organizzato dalla comunità AFG Ticino con vendita di abiti di seconda mano, bar con specialità afghane, spettacolo teatrale, narrazione di storie in italiano e Farsi, intrattenimento per bambini e musica. Un'ampia gamma di attività per conoscere meglio l’Afghanistan. L'atmosfera vivace del Campus in una bella giornata di sole ha contribuito al successo dell'evento creando occasioni di incontro e di scambio.

Per l'occasione, l'Istituto di comunicazione e politiche pubbliche dell'USI e il Servizio relazioni internazionali hanno proposto una tavola rotonda aperta al pubblico dal titolo: "Afghanistan under the Taliban: No girls in high schools, no women in government decision-making positions. Where have all the women gone?".

La sessione ha previsto una discussione aperta con Heela Najibullah, dottoranda in Narrazioni intergenerazionali del conflitto afghano presso l'Università di Zurigo, e Parwiz Mosamim, giornalista afghano, che attualmente lavora come assistente di dottorato presso l'Istituto di comunicazione e politiche pubbliche dell'USI, nonché il primo "Scholar at Risk" ospitato all'USI  (https://www.usi.ch/it/feeds/17660).

La tavola rotonda è stata introdotta e moderata dai professori e accademici dell'USI Jolanta Drzewiecka e Jean-Patrick Villeneuve, direttore dell'Istituto di comunicazione e politiche pubbliche dell'USI.

Le parole introduttive del Prof. Villeneuve hanno sottolineato il ruolo cruciale delle università come piattaforme sicure e libere per gli esperti. Luoghi di discussione e dibattito per le questioni relative ai diritti umani a diversi livelli, dal ruolo dei media e delle notizie nella politica alla corruzione che colpisce gli aspetti sociali, politici ed economici in diversi Paesi. In particolare, l'opportunità di collaborare con accademici provenienti da contesti politici diversi e di ospitarli fornisce un contesto libero e stimolante per la discussione e la ricerca e aiuta a sviluppare una migliore comprensione per individuare soluzioni. La prof.ssa Drzewiecka ha ricordato che il divario globale di genere rimane una questione prioritaria in tutto il mondo: nei Paesi occidentali, le donne sono ancora lontane dal raggiungere la parità di genere con gli uomini. Pertanto, l'importanza di investire nell'istruzione e nella rappresentanza delle donne per lo sviluppo della società in politica, economia e sostenibilità globale in tutto il mondo è fondamentale, così come l'importanza di prendere in considerazione e comprendere la diversità culturale e politica in questo dibattito generale.

Il giornalista Parwiz Mosamim e la dottoranda Heela Najibullah hanno coinvolto il pubblico in una discussione approfondita e in un dialogo costruttivo sugli alti e bassi dei diritti delle donne in Afghanistan, sulla complessa storia pluridecennale e sul tumultuoso passato recente. Nel corso del mutevole panorama politico dell'Afghanistan, diversi gruppi hanno sfruttato i diritti delle donne per ottenere vantaggi politici, a volte migliorandoli, altre volte negandoli.

I diritti delle donne in Afghanistan non sono mai stati considerati uno status quo ed è importante non attribuirli semplicemente ad aspetti culturali e religiosi, o almeno non considerarli solo tali: è ben noto che altri Paesi islamici vicini stanno sperimentando una crescente rappresentanza femminile in politica.

Gli afghani si riferiscono spesso al periodo tra il 1963 e il 1973 come al periodo dell'età dell'oro del Paese, che ha visto una profonda espansione dei movimenti per i diritti delle donne, l'assenza di restrizioni nell'istruzione e notevoli investimenti nell'architettura e nel turismo, e successivamente, con l'inizio della Repubblica, l'espansione delle organizzazioni democratiche.

Nel 1965 fu eletta la prima donna in Parlamento (mentre in Svizzera le donne ottennero il diritto di voto e di eleggibilità nel 1971, bisognerà attendere il 1984 perché una donna svizzera diventi membro del governo federale).

Oggi, sotto i talebani, le donne e le ragazze sono discriminate in molti modi e viene loro vietato di andare a scuola, lavorare, mostrarsi in pubblico, essere coinvolte in politica e parlare pubblicamente: la rappresentanza attiva delle donne e la partecipazione paritaria alle istituzioni pubbliche e al governo sono, come tutti sappiamo, ancora un traguardo lontano per l'Afghanistan.

La comprensione della geopolitica e degli interessi internazionali, il "gioco d'azzardo afghano della geopolitica", è importante per avere un quadro della turbolenta situazione politica passata e presente; situato all'intersezione delle principali rotte commerciali che collegano il nord al sud e l'est all'ovest, l'Afghanistan ha attirato una sequela di invasioni e interessi politici. La Guerra Fredda, gli interessi internazionali e il potere mediatico in passato hanno profondamente influenzato la politica interna ed estera afghana, in modi che hanno permesso al Paese di mantenere, durante gli anni d'oro, un "equilibrio" interno ed esterno: gli interventi internazionali hanno segnato il destino dei diritti delle donne afghane. Oggi estremamente instabili, i Talebani stanno nuovamente esaminando la loro politica estera e le relazioni internazionali a scapito delle donne afghane.

 

L'USI ha offerto altri momenti di riflessione sull'Afghanistan:

  • una sessione informativa con la partecipazione di Parwiz Mosamim, sulla situazione attuale dell'Afghanistan, con un focus sulle restrizioni e le sfide dell'istruzione che si è svolta il 10 maggio (informazioni più dettagliate sull'evento: https://www.usi.ch/it/feeds/20070);
  • una mostra fotografica dedicata a Ella Maillart e Annemarie Schwarzenbach "Donne in viaggio in tempo di guerra", dal 12 aprile al 18 maggio 2022 nei corridoi del Palazzo rosso del Campus Ovest (https://www.usi.ch/it/feeds/20084);
  • una campagna di raccolta fondi per sostenere il diritto allo studio degli studenti afghani è stata organizzata dalla Corporazione delle studentesse e degli studenti e proposta da una dottoranda dell'USI e da un'alumna e collaboratrice dell'USI, Alice Noris e Camilla Speranza (https://www.scholarsatrisk.org/sections/sar-switzerland/https://www.usi.ch/it/feeds/20398).

 

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