Guardare il suono e ascoltare il segno ovvero l'estetica musicale all'Accademia

Servizio comunicazione istituzionale

12 Giugno 2006

Come ogni anno all’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana, le critiche finali dell’atelier orizzontale del 1° anno tenuto dal prof. Arduino Cantafora, in collegamento con il corso d’estetica musicale del prof. Roberto Favaro, rappresentano il momento di sintesi dei due tracciati di studio e formazione seguiti lungo l’intero anno accademico. Da un lato, attraverso l’atelier orizzontale, l’approccio alla rappresentazione grafica e pittorica, inteso come stimolo all’osservazione dei dati della realtà e loro traduzione in codici convenzionali di rappresentazione; dall’altro, attraverso il corso d’estetica musicale, l’introduzione all’universo musicale non solo tramite una propedeutica al linguaggio, alle forme e agli stili della composizione, ma in particolare tramite un approccio quanto più possibile ampio al mondo dei suoni, al paesaggio sonoro, alla considerazione della voce e della musicalità delle cose, della natura, degli edifici, delle città, del territorio.

Il tema dell’anno accademico è stato quello della locomotiva. E se è vero che il trasporto e la mobilità ferroviaria fanno parte integrante della cultura del territorio, così il mezzo di locomozione porta in sé una serie d’implicazioni musicali, una voce insomma, che vuol dire connotati ritmici e cinetici, elementi timbrici e frequenziali, suggestioni melodiche e impasti armonici, elementi contrappuntistici e polifonici, dinamiche strutturali e variazioni d’intensità fonica. Infine, soprattutto, molteplici sollecitazioni emotive e psicologiche.

Lo studente è così invitato a “ascoltare la propria locomotiva” e a immaginarla come il soggetto o la scena di una breve vicenda narrativa, scegliendone o elaborandone la musica di commento, in altre parole individuando la colonna sonora, diretta emanazione del corpo meccanico e della vicenda che su di esso è stata immaginata. Ogni studente durante la critica esporrà perciò la sua locomotiva raccontando una storia accompagnata da una musica.

Il lavoro offre la possibilità di riflettere sulle diverse interazioni tra segno, parola, suono, di studiarne le reciproche sollecitazioni drammaturgiche, di orientarne il carattere in senso psicologico e comunicativo. Infine, l’esercizio offre l’occasione per rimarcare il senso dell’ascolto della realtà anche architettonica e paesaggistica, l’importanza di sentire la voce delle cose come valore aggiunto della rappresentazione: “guardare il suono e ascoltare il segno”.

Informazioni:

Amanda Prada, Responsabile comunicazione e conferenze, Accademia di architettura di Mendrisio, tel.: +41 58 666 58 69, e-mail: [email protected]