L'offerta sanitaria, l'invecchiamento della popolazione e il tasso di disoccupazione influenzano in modo determinante la spesa sanitaria regionale

Servizio comunicazione istituzionale

12 Maggio 2003

L’Istituto di microeconomia ed economia pubblica (MecoP) della Facoltà di scienze economiche dell’USI ha effettuato una prima analisi empirica (Luca Crivelli, Massimo Filippini, Ilaria Mosca (2003): Federalismo e spesa sanitaria regionale: analisi empirica per i cantoni svizzeri. Quaderno N. 03-04. Decanato della Facoltà di scienze economiche, Via G. Buffi 13, 6900 Lugano http://www.bul.unisi.ch/cerca/bul/pubblicazioni/eco/pdf/wp0304.pdf) sulle determinanti della spesa sanitaria regionale. I risultati dello studio mettono in evidenza che la densità dei medici, la densità di posti letto, la percentuale di persone con più di 75 anni, il tasso di disoccupazione e la facoltà per i medici di dispensare direttamente i medicamenti ai propri pazienti esercitano un influsso significativo sul livello della spesa sanitaria cantonale. Questi fattori spiegano circa l’ottantacinque percento delle ampie differenze intercantonali esistenti a livello di spesa sanitaria pro capite. Secondo gli autori dello studio - Luca Crivelli, Massimo Filippini, Ilaria Mosca - in considerazione del fatto che le differenze fra i cantoni in termini di efficacia e soddisfazione della popolazione sono minime o addirittura nulle, questo risultato confermerebbe l’esistenza di un effetto di domanda indotta dall’offerta. Lo studio è stato recentemente premiato dall’Associazione italiana di economia sanitaria.

L’aumento crescente dei costi della salute, le forti disparità intercantonali e il finanziamento della spesa sanitaria preoccupano una parte crescente della popolazione in Svizzera. A livello federale e cantonale sono in corso importanti riforme legislative e amministrative per cercare di contenere la spesa sanitaria e di modificare le modalità attuali di finanziamento.

Lo studio mette in evidenza nella prima parte le particolarità del sistema sanitario svizzero basato su un modello assicurativo misto, sia per quanto concerne l’organizzazione che per quanto riguarda il finanziamento della spesa sanitaria: l’assicurazione di base obbligatoria garantisce l’equità d’accesso alle prestazioni, un premio unico indipendente dal rischio e i sussidi per le persone meno abbienti, mentre la gestione della copertura assicurativa è affidata a società private senza scopo di lucro che operano in un regime di concorrenza. “Anziché un unico sistema sanitario la Svizzera può, a giusta ragione, essere considerata un insieme di 26 sub-sistemi, legati fra loro dalla legge federale sull’assicurazione malattia (LAMal)”, sottolineano gli autori dello studio. La concorrenza fra assicuratori malattia non ha sinora sortito gli effetti sperati: si è assistito da un lato ad un forte processo di concentrazione delle casse malati (1994: 178 2000: 101) e all’interno dei cantoni continuano a esserci forti disparità di premio.

L’analisi della struttura di finanziamento evidenzia come il sistema svizzero, se confrontato con gli altri paesi europei, sia caratterizzato da un finanziamento piuttosto regressivo: solo un quarto della spesa sanitaria totale è coperto dalla fiscalità generale. Un secondo quarto è coperto dall’assicurazione malattia obbligatoria che, “pur rientrando in Svizzera nel quadro delle assicurazioni sociali, si regge su premi individuali indipendenti dal reddito, mentre solo il 6,5% è coperto attraverso tradizionali contributi sociali dipendenti dal reddito (assicurazioni infortuni e assicurazione invalidità).” Il resto della spesa sanitaria (pari al 42%) è finanziato in modo privato dai cittadini (partecipazione ai costi, franchigia, assicurazioni complementari private, prestazioni non coperte da nessuna assicurazione). Il sistema dei sussidi mirati alle economie domestiche con redditi bassi, in vigore dal 1996 e gestito secondo modalità diverse da cantone a cantone, non è in grado di alleviare il peso economico dei premi di cassa malati, in particolare nel caso delle famiglie con figli.

All’interno dei cantoni vi sono pure forti differenze nell’ammontare e nelle modalità di finanziamento dei cosiddetti costi della salute socializzati (quota della spesa sanitaria totale coperta attraverso la fiscalità o i premi dell’assicurazione malattia di base. Essa dovrebbe coincidere con la spesa per le cure di base e dunque con i costi del servizio pubblico): nel canton Ginevra la parte di questi costi coperta mediante la fiscalità generale raggiunge il 46%, mentre nel canton Turgovia la quota parte fiscale è solo del 26%.

Nella seconda parte lo studio presenta un’analisi empirica della spesa sanitaria cantonale. Sulla base delle teoria economica e degli studi econometrici internazionali gli autori definiscono un modello di spesa cantonale socializzata per il settore sanitario elvetico, con una serie di determinanti: il reddito pro capite cantonale, la densità dei medici, la proporzione di persone con più di 75 anni, la popolazione con meno di 5 anni, il tasso di disoccupazione e la densità di letti acuti. Il modello tiene inoltre conto della possibilità concessa ai medici di vendere direttamente medicamenti ai propri pazienti (8 cantoni su 26). I risultati dell’analisi empirica indicano che la densità dei medici, la densità di letti, il tasso di disoccupazione e la proporzione di anziani influenzano in modo marcato la spesa sanitaria. “Per quanto concerne il fenomeno della disoccupazione, i risultati econometrici indicano che un aumento dell’1% del tasso di disoccupazione comporta un aumento delle spese sanitaria dello 0,11%, risultato in sintonia con il recente dibattito sull’impatto delle politiche sociali e sui determinanti socioeconomici della salute.” E’ interessante osservare invece che il reddito cantonale pro capite non ha un’influenza determinante sulla spesa sanitaria cantonale. Secondo gli autori dello studio questo dimostra il buon funzionamento del sistema sanitario svizzero in termini d’equità d’accesso, anche se la situazione relativa alla parte di spesa finanziata privatamente dovrà essere oggetto di ulteriori approfondimenti.

Nonostante il generalizzato consenso sulla necessità di riformare il sistema sanitario svizzero (un’agenda di riforma è stata indicata lo scorso anno dal Consiglio federale), il presente studio evidenzia come il processo di riforma non possa prescindere dai seguenti aspetti:

  • riconoscere che il federalismo applicato alla sanità ha esasperato le diversità, con particolari risvolti sull’equità di finanziamento;
  • fare chiarezza per quanto concerne la ripartizione dei compiti ed il contributo di spesa di Confederazione e Cantoni, adottando, se necessario, le opportune modifiche costituzionali;
  • introdurre, attraverso metodi moderni, una regolamentazione dell’offerta in grado di promuovere maggiormente l’efficienza del sistema.

Informazioni:

Dr. Luca Crivelli Dr. Luca Crivelli, Executive Director di Net-MEGS e docente di economia sanitaria USI, tel. 091 912 47 84

Prof. Massimo Filippini. professore ordinario di economia pubblica USI e Politecnico federale di Zurigo, tel. 091 912 46 40