La lotta contro la criminalità organizzata in Svizzera ha bisogno di consapevolezza

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Servizio comunicazione istituzionale

10 Luglio 2023

Qualche anno fa il Consiglio federale  ha ammesso di aver sottovalutato negli ultimi decenni l'infiltrazione delle mafie italiane nell’economia svizzera e persino all’interno delle amministrazioni. La Fedpol sta cercando di affrontare il problema ma rimane molto discreta su tutte le organizzazioni criminali attive nel nostro territorio. La mancanza di consapevolezza rispetto alle dimensioni del problema costituisce oggi un ostacolo nella lotta contro la criminalità organizzata. Si è espressa in questi termini Annamaria Astrologo, professoressa titolare presso la Facoltà di scienze economiche dell’Università della Svizzera italiana e responsabile accademica dell'Osservatorio ticinese sulla criminalità organizzata, tra gli esperti intervistati da Le Matin Dimanche.  

Durante un corso presso l’École des sciences criminelles de Lausanne la professoressa Astrologo ha spiegato ai suoi studenti che "la cosa più importante è cambiare la cultura in Svizzera. Anche i giudici e i procuratori devono essere meglio informati e più sensibili a questi temi". Ci si riferisce in particolare al numero di casi che si sono conclusi con un nulla di fatto nonostante le lunghe indagini. In diverse occasioni, ad esempio, i giudici hanno stabilito che gli imputati, sostenitori di mafie italiane, non erano "consapevoli" delle loro azioni. Questa ignoranza deriva senza dubbio dalla discrezione di cui sono capaci le organizzazioni criminali. In questo campo, se non si indaga si rischia di esser ciechi e sordi. Spesso sembra che questi gruppi nemmeno esistano. "La polizia non può fare tutto", spiega Stefano Caneppele, vicedirettore dell’École Suisse des sciences criminelles de l’UNIL, dove si studiano i casi criminali reali. "La polizia gestisce la sicurezza in base alle priorità della popolazione. In un contesto relativamente tranquillo, rispetto al resto d’Europa, la sensazione di sicurezza è particolarmente legata ai problemi riscontrati per le strade, come l'inciviltà, lo spaccio, i furti, le rapine, ecc.”

 Anche a livello politico, molti parlamentari confondono le organizzazioni criminali  con il terrorismo. Questi temi sono discussi molto raramente a Berna. Dick Marty, ex procuratore pubblico e deputato ticinese, afferma: "Temo che i politici ne abbiano una conoscenza solo superficiale, e a volte ho il sospetto che non vogliano sapere per non turbare le banche e gli alberghi di lusso!”

"Abbiamo identificato un centinaio di casi in Svizzera che coinvolgono  mafiosi e stiamo raccogliendoli in un archivio perché manca una panoramica del fenomeno mafioso nel Paese anche a causa dell'organizzazione federalista delle forze di polizia", spiega Francesco Lepori, giornalista e co-responsabile dell’Osservatorio ticinese sulla criminalità organizzata. La Confederazione è competente quando il gruppo viene riconosciuto come organizzazione criminale. In altre parole, prima che si identifichi un gruppo di soggetti come appartenenti ad una organizzazione criminale, per i singoli reati commessi sono competenti le autorità cantonali. Questo crea la necessità di un costante coordinamento tra Istituzioni a livello cantonale e federale. Ci sono poi molti casi in cui non si riesce ad arrivare a provare l’esistenza di una organizzazione criminale pur avendo indizi di esistenza della stessa. Ecco perché Fedpol non ha una panoramica completa di queste organizzazioni.

Per svolgere i loro affari, le organizzazioni criminali spesso beneficiano di un’assistenza in Svizzera. "Ci sono dei facilitatori che aiutano ad esempio a ottenere i permessi di soggiorno, o a fare investimenti", spiega ancora Francesco Lepori. Ciò riguarda anche i dipendenti pubblici, come in un caso registrato in Vallese che ha coinvolto i dirigenti dell'Ufficio federale delle strade. O come nel caso della condanna di un dipendente della Confederazione nel 2007 che ha rilasciato illegalmente documenti d'identità a degli albanesi del Kosovo.

 

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