Venti anni di crescita, nella formazione e nella ricerca

35758e2574cb835bf81089433fc67647.jpeg

Servizio comunicazione istituzionale

23 Aprile 2016

Dal 1996 a oggi l’USI ha vissuto una crescita rapida e praticamente costante sia per quanto riguarda i numeri della formazione che per quelli della ricerca, segno dell’attrattiva del progetto, della qualità delle persone coinvolte e della lungimiranza delle politiche messe in atto. Si tratta di una crescita che evolve nelle sue forme, sviluppando il potenziale di nuove iniziative e adattandosi ai diversi nuovi contesti; una crescita che non rappresenta tuttavia un dogma e che non è detto debba necessariamente perdurare, spostando l’attenzione sul consolidamento delle attività.

Dalle poco più di 300 matricole del 1996, il numero degli studenti dell’USI è sostanzialmente decuplicato e la sua composizione demografica si è trasformata progressivamente all’insegna dell’internazionalità, con un crescente apporto di studenti provenienti dall’Italia. Gli iscritti dalla Svizzera tedesca e francese, dopo aver vissuto una prima espansione, sono invece progressivamente diminuiti, mentre la presenza di studenti ticinesi è cresciuta restando poi costante nel tempo. Si tratta di una composizione che riflette alcuni tratti identitari dell’USI e la sua collocazione geografica di frontiera. Sui campus di Lugano e Mendrisio si incontrano infatti studenti provenienti da più di 100 paesi, che rappresentano più del 20% del totale: questo è frutto della vocazione internazionale dell’USI, concepita fin dall’inizio non solo come università per i giovani ticinesi, bensì come vettore per portare il nome della Svizzera italiana in tutto il mondo. La crescente forza della componente di studenti italiani (circa il 45%) è invece ascrivibile, oltre alla comunanza linguistica e culturale, alla posizione geografica di tutto il Ticino, naturalmente inserito nell’ampio bacino demografico lombardo, recentemente confrontato con difficoltà sistemiche che coinvolgono – non da ultime – le stesse università. Circa la metà degli studenti italiani, peraltro, arriva da fuori Lombardia. La presenza ridotta di studenti provenienti dal resto della Svizzera (il 7%) resta un tema su cui riflettere e su cui gli sforzi continuano a concentrarsi, ma la situazione chiama anche al realismo: l’offerta di altre università di ottimo livello lungo tutto l’Altopiano rende molto forte la concorrenza e negli ultimi anni diversi atenei hanno attivato percorsi formativi simili a quelli che agli inizi costituivano una caratteristica peculiare dell’USI. La percentuale di studenti ticinesi (stabile intorno al 25%), infine, segna da un lato un buon risultato raggiunto nei termini della fiducia accordata all’offerta dell’USI lungo 20 anni, dall’altro fuga la paura degli inizi rispetto alla temuta “provincializzazione” dei giovani ticinesi, un numero molto significativo dei quali continua a optare per un’esperienza accademica nel resto della Confederazione.

Da quando la ricerca scientifica prodotta all’USI ha iniziato a dare i primi frutti, nel 2000, sono stati quasi 190 i milioni che i ricercatori si sono aggiudicati presso il Fondo nazionale svizzero e l’Unione europea. Trattandosi di finanziamenti vinti in competizione diretta con altre università e centri di ricerca a livello nazionale e inter nazionale, questo dato costituisce una bella storia di successo e un buon indicatore della salute complessiva dell’ateneo, fondata anche sulla centralità della ricerca. Così, come avvenuto per la formazione, anche la crescita della ricerca ha subìto negli anni diverse evoluzioni nella sua composizione. Come si evince chiaramente dal grafico qui sotto a destra, che descrive il totale complessivo dei fondi competitivi vinti dalle diverse Facoltà o Istituti, il grande impulso ai finanziamenti si deve a due aree entrate nell’orbita dell’USI progressivamente, ovvero la Facoltà di scienze informatiche e l’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB). Questo dato esprime bene le ragioni della strategia di sviluppo dell’USI, che ha individuato in questi settori un forte potenziale di crescita, con ricadute possibili sul territorio in termini sia scientifici che di innovazione. Un dato che tuttavia non deve suonare come un giudizio di merito rispetto alle Facoltà “storiche” che, rientrando nel novero delle scienze sociali, se non addirittura delle arti, notoriamente attraggono finanziamenti competitivi meno importanti.

La crescita sul fronte sia della ricerca che della formazione deve la sua forza alla passione e alla devozione al proprio lavoro di professori, docenti e ricercatori, ma non solo. L’USI è diventata quella che è grazie anche alla generosità di numerosi sostenitori privati, che credono al progetto universitario e senza i quali molte borse di studio, cattedre, singoli progetti o intere parti dei campus semplicemente non esisterebbero. Una singola menzione non restituisce certo il loro grande contributo, ma in ogni caso fa testo: Fondazione per le Facoltà di Lugano, Fondazione per la ricerca e lo sviluppo dell’USI, Fondazioni Banca del Ceresio, Corriere del Ticino, Daccò, Fidinam, Körfer, Leonardo, Maletti, Sergio Mantegazza, Sodeska, Vontobel, Winterhalter, The Gabriele Charitable Foundation, Associazione Amici dell’Accademia, Fondi di compensazione AVS, Donazione Eredi Sandra Cattaneo, Donazione Eredi Franco Olgiati, Donazione Editta Tonella, Donazioni Eredi Dionisotti, Corboz, Sansone e Braswell, Harley-Davidson Club Ticino.

Rubriche