Dottorato honoris causa a Boris Andreevič Uspenskij

La Pala d’altare di Jan van Eyck a Gand, oggetto di corsi e pubblicazioni di Boris Uspenskij
La Pala d’altare di Jan van Eyck a Gand, oggetto di corsi e pubblicazioni di Boris Uspenskij

Servizio comunicazione istituzionale

5 Maggio 2019

In occasione del ventitreesimo Dies academicus dell’USI è stato assegnato al Semiologo e linguista russo Boris Andreevič Uspenskij il Dottorato honoris causa in Scienze della comunicazione. Il riconoscimento è stato conferito “per aver contribuito in modo decisivo alla comprensione del legame organico tra cultura e comunicazione, sviluppando, insieme a Jurij M. Lotman, una concezione semiotica della produzione e trasmissione culturale, e per aver dato corpo a questa concezione attraverso una pratica inesausta di analisi, esercitata con rigore filologico sulle arti figurative, sui simboli religiosi e politici, sul significato culturale degli eventi storici”.

Boris Andreevič Uspenskij (Mosca, 1937) si è laureato nel 1960 presso la cattedra di Linguistica generale e comparata dell’Università di Mosca, dove ha poi conseguito il Dottorato in Linguistica nel 1963 e insegnato dal 1977 al 1992. In seguito è stato Professore alla Harvard University, alla Cornell University, all’Universität Graz e all’Universität Wien, per approdare quindi all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”. È stato anche Professore invitato all’Università della Svizzera italiana.       

Linguista di formazione jakobsoniana, Boris Uspenskij è noto in particolare per le sue indagini semiotiche nei campi più diversi della cultura, che ne hanno fatto un rappresentante di spicco della cosiddetta “scuola semiotica di Tartu-Mosca” e uno studioso di rilevanza internazionale. È autore di oltre 500 pubblicazioni, tra cui una quarantina di monografie, che spaziano dalla semiotica alla linguistica generale, dalla filologia alla slavistica, dall’antropologia alla letteratura e all’arte, per arrivare fino alla storia della mentalità. In edizione italiana si possono ricordare, a titolo esemplificativo, alcune opere diventate dei “classici”: «Sulla semiotica dell'arte», in Semiotica della letteratura in URSS (a cura di R. Faccani e U. Eco, Bompiani 1969); «Per l'analisi semiotica delle antiche icone russe», in Ricerche semiotiche. Nuove tendenze delle scienze umane nell'URSS (Einaudi, 1973), curato in collaborazione con Jurij Lotman; Semiotica e cultura (Ricciardi, 1975) e Tipologia della cultura (Bompiani, 19872), anch’essi in collaborazione con Jurij Lotman; Storia e semiotica (Bompiani, 1988); e Linguistica, semiotica, storia della cultura (Il Mulino, 1996).  

La ricca produzione intellettuale di Boris Uspenskij ha aperto spunti fondamentali, contribuendo in particolare a definire la semiotica come una delle discipline più efficaci per analizzare e sistematizzare fenomeni culturali di ampia portata. Un lavoro che gli è valso – tra le altre cose – i dottorati honoris causa da parte della Belgrade University, della Konstantin Preslavsky University of Shumen, della Russian State University for the Humanities e della Tallinn University, nonché la nomina a membro dell’Academia Europaea, dell’Österreichische Akademie der Wissenschaften, della Norske Videnskaps-Akademi, della Polish Academy of Sciences e della Société Royale des Lettres de Lund.

 

Fonti: Wikipedia, Enciclopedia Treccani, Österreichische Akademie der Wissenschaften, Academia Europaea, Arnoldo Mondadori Editore, Fausto Lupetti Editore, Società editrice il Mulino.

 

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