Inquinamento luminoso e qualità del sonno

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Servizio comunicazione istituzionale

23 Maggio 2022

Sebbene l’inquinamento luminoso possa sembrare un problema poco rilevante, in realtà comporta danni a molti esseri viventi, incluso l’uomo. La presenza innaturale di luce, infatti, influisce sui ritmi biologici degli organismi, interferendo con le migrazioni, i cicli riproduttivi, il sonno e altre attività. Si stima che l'inquinamento luminoso contribuisca in modo importante al declino di alcune specie e che comprometta la qualità della vita di milioni di persone. Approfondiamo il tema con Mauro Manconi, professore titolare presso la Facoltà di scienze biomediche dell’USI e dell’Università di Berna e caposervizio presso il Neurocentro della Svizzera Italiana, responsabile del Servizio di Medicina del Sonno presso lo stesso Istituto.

 

Quanto incide l’inquinamento luminoso sulla qualità del sonno? 

L’intrusione di luce, spesso superflua, nell’ambiente esterno e in quello interno, è un fenomeno progressivamente crescente e che fino a pochi anni fa ha ricevuto scarsa attenzione. Per inquinamento luminoso (light pollution), intendiamo un’alterazione del naturale livello luminoso notturno operata da una qualsiasi fonte luminosa generata dall’uomo. Le fonti luminose hanno un importante impatto sui cosiddetti “cicli circadiani”, vale a dire sull’andamento che seguono nelle 24 ore numerosi parametri biologici come la pressione arteriosa, la secrezione di cortisolo, di insulina, ma anche l’umore, le prestazioni cognitive e soprattutto il sonno. La luce infatti è un potente inibitore della melatonina, la quale è il neurormone che sincronizza l’andamento circadiano delle funzioni biologiche. Le categorie più esposte all’inquinamento luminoso sono i turnisti lavorativi notturni e le persone che abitano nelle zone metropolitane. Non a caso i turnisti lavorativi notturni hanno un rischio triplo rispetto ai lavoratori diurni di sviluppare disturbi del sonno. La luce artificiale ha un impatto purtroppo non solo sull’uomo ma anche sugli animali e sulle piante e microrganismi quali i batteri, con una ripercussione globale, persino sul processo di pulizia dell’inquinamento atmosferico che si realizza soprattutto di notte. All’interno delle nostre abitazioni la principale fonte di illuminazione che invade le ore serali/notturne è quella prodotta dai dispositivi elettronici quali soprattutto cellulare, TV, tablet e PC. Tali fonti sono sufficienti a sopprimere la produzione di melatonina e rappresentano la causa di una nuova forma di insonnia progressivamente crescente denominata “Tecno-insonnia”, particolarmente incisiva nella fascia giovanile.

 

Qual è la situazione dell’inquinamento luminoso in Svizzera? 

L’inquinamento luminoso segue in genere i centri ad alta densità abitativa. In Europa sono la Lombardia e il Belgio ad avere il primato negativo, seguiti a ruota da Londra. In Svizzera la situazione è migliore, tuttavia anche in Svizzera non esiste più un luogo dove si possa raggiungere un’oscurità del livello del “buio naturale”. I centri svizzeri maggiormente colpiti dal fenomeno sono il Cantoni di Zurigo e Ginevra, mentre in Ticino è il sottoceneri e in particolare Lugano a subire il maggior inquinamento luminoso.

 

Gli Svizzeri dormono bene? Esiste qualche dato sulla situazione anche in Ticino?

Difficile rispondere a questa domanda per due ragioni, innanzitutto perché i disturbi del sonno sono numerosi (più di 80 diversi), l’insonnia, le apnee nel sonno, la sindrome delle gambe senza riposo, la sonnolenza diurna, solo per citare i più frequenti. Secondo, non vi sono a disposizione studi su un ampio campione svizzero sulla prevalenza dell’insonnia, né tanto meno in Ticino. In termini puramente quantitativi, nella classifica mondiale, in cui agli estremi abbiamo i giapponesi che sono il popolo che dorme meno (circa 6 ore/die) e i neozelandesi quelli che dormono di più (circa 8 ore/die), la Svizzera occupa una buona posizione con un sonno medio di circa 7.15 ore/die, in compagnia di Germania e Stati Uniti, superiore a Italia e Spagna, ma inferiore a Francia e Olanda. In Ticino vi è ancora una scarsa attenzione culturale e sanitaria al tema del sonno, che, a giudicare dal consumo medio di sonniferi fra i ticinesi, non sembra godere di ottima salute, essendo ancora fra i più alti in Svizzera.

 

Che effetti ha l’inquinamento luminoso sul tempo di addormentamento quali sono le interferenze durante il sonno stesso? 

Un eccesso di luce, soprattutto l’esposizione alla luce in orari inappropriati, fra cui la sera e la notte, è in grado di generare una posticipazione del sonno, associato a difficoltà nell’addormentarsi e nel mantenimento del sonno, con conseguente privazione di sonno. Sono i cicli circadiani ad essere alterati dalla luce, non per questo la luce è utilizzata anche come terapia (light-therapy), in grado cioè di spostare la fase del sonno in direzione diversa a seconda del momento in cui viene somministrata. Con scopi terapeutici, ad esempio nella sindrome da ritardo di fase (posticipazione significativa del ciclo sonno-veglia), somministrando per 20-30 minuti una luce bianca al risveglio mattutino, siamo in grado di anticipare il periodo di sonno di circa 1.5 ore dopo 2 o 3 settimane di terapia. La difficoltà nell’addormentamento e l’aumento del numero di risvegli intra-sonno, sostanzialmente l’insonnia e in generale la privazione di sonno, rappresentano solo il primo effetto negativo di un’abnorme esposizione alla luce. L’alterazione dei cicli circadiani di numerose funzioni biologiche, a lungo termine incrementa anche il rischio di disturbi della sfera psichica, cardiovascolare e metabolica. Nel sonno infatti hanno luogo attività fondamentali protettive quali quelle antinfiammatorie o antiossidanti, importanti in ambito neurodegenerativo e oncologico.

 

Quali sono i disturbi può provocare un sonno interrotto o alterato? 

Il primo effetto in termini temporali di una decurtazione protratta di sonno sono di natura psichica e cognitiva. Il declino dell’umore, l’irascibilità, la sonnolenza diurna, i problemi di memoria, attenzione, di apprendimento nel bambino e la capacità di compiere scelte appropriate al contesto, sono i primi sintomi di un’insonnia cronica o in generale di un sonno ridotto in quantità o qualità, anche nell’ambito di disturbi diversi dall’insonnia, vedi ad esempio le apnee in sonno. Se i disturbi di sonno si protraggono nel tempo, aumenta il rischio di ipertensione ed eventi cardio-vascolari, di diabete, di problemi di fertilità, di disturbi gastrointestinali, e probabilmente di obesità e cancro. 

 

Quanto incide sulla qualità del sonno l’esposizione alle polveri sottili e all’ossido di azoto che formano quella foschia giallognola che incombe sui cieli metropolitani del mondo?

Come è noto l’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di numerose patologie fra qui sicuramente quelle respiratorie e riduce l’aspettativa di vita. Sugli effetti dell’inquinamento atmosferico sul sonno abbiamo meno dati a disposizione rispetto all’inquinamento luminoso, ma comunque sufficienti a dimostrare che vi è un impatto negativo sul sonno del materiale particolato (PM), dell’ozono e dell’ossido di azoto. L’inquinamento atmosferico e la sindrome delle apnee nel sonno aumentano in maniera sinergica il danno alla salute. In particolare i bambini e gli anziani sembrano avere un sonno più vulnerabile quando esposto all’inquinamento atmosferico. Come l’inquinamento sia in grado di peggiorare la qualità del sonno deve ancora essere chiarito. Sicuramente il centro nervoso del respiro in sonno, insieme a meccanismi di natura allergica potrebbero spiegare parte di questi effetti. Senza dimenticare che l’inquinamento atmosferico aumenta significativamente il rischio oncologico, cardiovascolare e psichiatrico, sfere che non possono essere disgiunte da quella del sonno, che da solo occupa circa un terzo della nostra vita. 

 

Dormire bene è fondamentale per mantenere una buona salute fisica e mentale. Purtroppo però milioni di persone al mondo dormono poco e male. Quali conseguenze a lungo termine possono verificarsi se la situazione non cambia?

Sul tema della durata di sonno nel tempo, la letteratura scientifica è ancora in disaccordo. Vi sono studi che indicano che la popolazione adulta ha perso circa 1 ora di sonno negli ultimi 30 anni, dalle 7.5 alle 6.5 ore, mentre alti studi indicano una sostanziale stabilità della durata del sonno nelle precedenti decadi. Indubbiamente è andata perdendosi l’abitudine di fare un sonnellino pomeridiano, che invece è una consuetudine benefica e fisiologica. Dati più consistenti riguardano invece i disturbi del sonno che tendo ad aumentare. Si stima che circa il 30% degli adulti soffra cronicamente di insonnia, con una prevalenza doppia nella donna e una durata media fra 2 e 6 anni. Circa il 5% soffre di una forma significativa di apnee nel sonno, soprattutto l’uomo; circa il 5% di sindrome delle gambe senza riposo; circa il 10% degli adulti soffre di eccessiva sonnolenza diurna. I disturbi del sonno sono frequenti anche nella fascia giovanile, dove il 30% dei bambini in età prescolare soffre di disturbi del sonno, che tendono ad attenuarsi in età scolare per poi ripresentarsi nell’adolescenza. L’enuresi, ad esempio, che ha un ‘impatto psico-fisico indubbio, colpisce il 5% dei bambini di 10 anni e il 3% i ragazzi di 16 anni. Tali numeri non sono purtroppo ancora sostenuti da un’adeguata informazione, cultura ed educazione al sonno come invece si sta facendo nella lotta contro il fumo o a favore dell’igiene dentaria del bambino. Il problema del consumo crescente delle bevande stimolanti e dell’uso del cellulare nei giovani sono ancora sottovalutati e hanno un impatto importante sul sonno e sulla qualità di vita.

 

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