Giornali online: bilancio e tendenze in Europa e negli Stati Uniti

Servizio comunicazione istituzionale

9 Dicembre 2004

La tendenza è chiara: dopo molti anni passati nelle cifre rosse, la maggior parte dei siti d’informazione si appresta a chiudere il 2004 in attivo. E’ quanto risulta dall’analisi comparativa «L’informazione su Internet: inizia l’era della concretezza», curata da Andrea Corti dell’Osservatorio europeo di giornalismo (EJO) dell’Università della Svizzera italiana. Lo studio traccia un bilancio delle principali tendenze a livello internazionale nel mondo dei media online comparando le strategie adottate dai principali concorrenti nel mercato dell’editoria. Lo studio, aggiornato all’estate 2004, è completato da due analisi settoriali: la prima a cura di Colin Porlezza è dedicata alla Svizzera, la seconda all’evoluzione dei siti d’informazione in Italia.

Dallo studio comparativo emerge che l’epoca dell’informazione «totalmente gratuita» volge al termine: solo poche realtà editoriali, perlopiù statali come la BBC o la RAI, continuano a non richiedere alcun compenso per la consultazione di articoli in rete. Tuttavia, siamo ancora lontani dal «tutto a pagamento». Infatti solo alcuni siti finanziari e in particolare il Wall Street Journal hanno deciso di percorrere questa strada. La maggior parte dei siti delle grandi testate internazionali ricorre alla «formula mista»: una parte a pagamento e una gratuita. Negli Stati Uniti i quotidiani più celebri, dal New York Times a USA Today, dal Washington Post al Chicago Tribune passando per il Los Angeles Times, offrono gratuitamente una parte molto corposa, talvolta la totalità degli articoli che vengono pubblicati nell’edizione in edicola. In cambio bisogna registrarsi fornendo il proprio profilo personale, ciò che consente all’ufficio marketing di creare un’immensa e preziosa banca dati. A pagamento è invece l’e-paper, ovvero la copia digitale dello stesso giornale in vendita in edicola. Ma gli introiti a pagamento sono ancora marginali. I giornali negli Stati Uniti si finanziano soprattutto con la pubblicità sui siti, che è in continua crescita, e con altri servizi «premium» a pagamento che rappresentano un’ulteriore fonte di reddito, non necessariamente legati alle attività editoriali.

In Europa invece la tendenza è di pubblicare gratuitamente sul sito le ultime notizie d’agenzia, mentre la consultazione del quotidiano in edicola è a pagamento. Ma con un’incongruenza: raramente il prezzo per la consultazione on-line è più conveniente rispetto al giornale venduto in edicola. Spesso è uguale e talvolta addirittura più alto. Dappertutto prevale la tendenza a far pagare l’accesso all’archivio e alcuni giornali iniziano a chiedere compensi per rubriche poco giornalistiche, ma molto popolari come i cruciverba in Gran Bretagna. La ricerca evidenzia altre importanti differenze tra Stati Uniti e il resto del mondo: ad esempio la scarsa diffusione dei servizi di distribuzione elettronica dei giornali e della reti «premium», che consentono di accedere ad un gran numero di fonti d’informazione con un solo abbonamento e l’uso poco frequente dei pagamenti elettronici. L’analisi rileva inoltre gli errori commessi dalle agenzie di pubblicità che propongono raramente offerte congiunte che abbinano la pubblicità sul sito a quella nel giornale. Alcuni editori hanno addirittura abbandonato i siti on-line per tornare alle edizioni cartacee. La ricerca termina con una nota di ottimismo: “Siamo passati dall’euforia ingiustificata al pessimismo dilagante e nessuno ha ancora trovato la formula per realizzare guadagni sensazionali nel mondo dell’informazione on-line. Gli eccessi appartengono al passato: siamo entrati nell’era dello sviluppo solido e creativo, nell’era della concretezza.”

Il testo completo può essere ottenuto rivolgendosi all’EJO ([email protected]), o consultando il sito internet dell’Osservatorio www.ejo.ch.

Informazioni e contatti:

USI, European Journalism Observatory EJO, V. G. Buffi 13, 6904 Lugano tel. 091 912 46 78, fax 091 912 47 69 e-mail: [email protected] www.ejo.ch

Cristina Elia, collaboratrice scientifica EJO, [email protected]