Le conseguenze sanitarie ed economiche dell'eccessivo uso di benzodiazepine

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Servizio comunicazione istituzionale

21 Novembre 2022

Un nuovo progetto di ricerca condotto dal Professor Fabrizio Mazzonna, dell’Istituto di economia politica (IdEP) della Facoltà di scienze economiche dell’USI, ha ottenuto responso positivo dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS). Lo studio intitolato Health and economic consequences of low-value mental health care: the case of benzodiazepines si concentra sulle cause e sulle conseguenze dell’utilizzo di benzodiazepine per il trattamento di problemi mentali.

I problemi di salute mentale sono una delle principali cause di disabilità e di suicidio in tutto il mondo e la loro incidenza sta aumentando nel tempo. Le ragioni sono molteplici, basti pensare all’aumento dei problemi di sonno e d’ansia, che a loro volta portano all'insorgenza di altre malattie mentali e fisiche. La pandemia ha portato inoltre a una crisi della salute mentale con un'alterazione dello stile di vita, un aumento dell'ansia e della depressione. La crescente consapevolezza dell'onere sociale ed economico delle malattie mentali ha contribuito all'aumento dei costi per l'assistenza alla salute mentale e al crescente consumo di psicofarmaci.

“In questo progetto”, spiega il Professor Fabrizio Mazzonna, “ci focalizziamo sulle cause e le conseguenze dell’utilizzo di benzodiazepine, una classe di medicinali comunemente usati per il trattamento di problemi di sonno e ansia, spesso in combinazione con altri farmaci per il trattamento di problemi mentali. Questi medicinali sembrano essere efficaci nel breve periodo, ma poco efficaci per risolverne le cause profonde di questi problemi mentali. Inoltre, possono generare problemi di dipendenza in caso di utilizzo prolungato. Nonostante le campagne internazionali per ridurne il loro uso (Choosing wisely), questi farmaci continuano ad essere prescritti e consumati da una larga parte della popolazione. Recenti stime mostrano che in Svizzera oltre l’8% della popolazione prende regolarmente questi farmaci e la percentuale può salire al 20% tra le persone over 65. Questo senza considerare l’utilizzo congiunto di questi farmaci con altri psicofarmaci come antidepressivi e oppiacei”.

 

Un duplice obiettivo

L’obiettivo di questo studio è duplice:

1. analizzare le cause dell’utilizzo eccessivo di benzodiazepine, focalizzandosi in particolare sul ruolo dei medici e dell’interazione con i pazienti;
2. analizzare le conseguenze di lungo periodo sulla salute e la carriera lavorativa delle persone che utilizzano questi farmaci.

“Per raggiungere questi due obiettivi - prosegue Fabrizio Mazzonna - utilizziamo diverse fonti di dati amministrativi e assicurativi da due paesi, Olanda e Svizzera, caratterizzati da due sistemi sanitari molto diversi tra loro.

Per esempio, mettendo insieme i dati sulle prescrizioni dei medici, le loro diagnosi e le caratteristiche dei loro pazienti, possiamo comparare nel tempo la salute e la carriera lavorativa di pazienti con la stessa diagnosi, ma che vengono trattati in maniera diversa dai loro medici. In particolare, sfrutteremo le conseguenze di essere trattati da un medico che prescrivere frequentemente le benzodiazepine rispetto ad un medico che ne prescrive meno rispettando le linee guida”.

 

Chi è coinvolto?

“Il progetto coinvolge anche Joachim Marti, Professore di Economia Sanitaria a Losanna, con il quale ci occuperemo delle prescrizioni nella popolazione anziana e nelle case di cura, e Pieter Bakx, professore di Economia Sanitaria all’Erasmus University Rotterdam con cui collaboro per l’analisi dei dati olandesi”. 

Quali potrebbero essere i risvolti concreti di questo lavoro?

“Anche se c’è evidenza clinica sulla dipendenza causata dall’utilizzo prolungato di questi medicinali, non c’è molta evidenza sulle conseguenze sanitarie (costi e salute) di lungo periodo derivanti dal corrente utilizzo di questi farmaci, che non appare essere coerente all’evidenza scientifica corrente. Nulla invece sappiamo su ciò che accade alle carriere lavorative delle persone trattate. Se i risultati dovessero indicare chiaramente degli effetti negativi dall’utilizzo corrente di questi farmaci, lo studio potrebbe portate a rivedere le linee guida ufficiali per ottenere maggiore efficacia nel trattamento di una larga fascia della popolazione con problemi mentali, oltre a risparmi per il sistema sanitario e guadagni di produttività”.

 

Perché è importante soffermarsi su un tema come questo?

“La salute mentale determina il benessere individuale e la partecipazione alla vita sociale. L’aumento dell’incidenza di problemi mentali era al centro dell’agenda sanitaria internazionale anche prima dell’aumento dei problemi mentali osservati durante la recente pandemia. Se la maggiore consapevolezza dell’importanza della salute mentale ha portato un maggior numero di persone ad essere trattate, ci sono molte discussioni riguardo al miglior trattamento. In particolare, l’impressionante aumento osservato nell’utilizzo di psicofarmaci negli ultimi 30 anni è oggi al centro del dibattito scientifico”.

 

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