Trasferimento tecnologico, il 'valore aggiunto' della ricerca accademica

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Servizio comunicazione istituzionale

2 Marzo 2018

Alla base dell’attività di un università o di una scuola professionale vi è la didattica e la ricerca, funzionali alla diffusione del sapere e alla pubblicazione di risultati liberamente accessibili al pubblico. Ma quando un progetto di ricerca porta a risultati che potrebbero avere ricadute economiche, che cosa si fa in accademia per valorizzare tale patrimonio? 

Oltre alla didattica, il mondo accademico di oggi è confrontato con un’ulteriore responsabilità riguardante la valorizzazione dei risultati della ricerca. Infatti, una gestione attiva della proprietà intellettuale consente alle università di mettere a frutto il lavoro svolto dai suoi ricercatori per il pubblico e per i suoi principali portatori d’interesse, per esempio attraverso collaborazioni con il mondo imprenditoriale, oppure attraverso società cosiddette "spin-off". Ma come funziona il trasferimento delle conoscenze e della tecnologia dall’accademia alla società? 

Innanzitutto va precisato che per legge i risultati delle ricerche effettuate dal personale accademico di un’università (professori, ricercatori post-doc, dottorandi) sono di proprietà dell’università stessa. La prima sfida per gli atenei è quella di valorizzare questa proprietà intellettuale (IP) in modo ‘tangibile’ per la società. Il metodo più comunemente adottato dai ricercatori per salvaguardare i risultati della propria ricerca e per renderli disponibili a tutti è quello della pubblicazione di articoli sulle riviste scientifiche. Nelle discipline tecniche, dato che i risultati della ricerca di base possono condurre a ulteriori sviluppi di interesse commerciale – si pensi, per esempio, al campo della biomedicina o dell’informatica – le università possono seguire il percorso legale che li porta a brevettare le proprie invenzioni che, in seguito, possono essere date in licenza a terzi. Un altro metodo molto diffuso per il trasferimento e la valorizzazione del sapere è rappresentato dalle collaborazioni industriali (contratti di ricerca, mandati di prestazione ecc.), ossia quando le aziende si rivolgono al mondo accademico per cercare quelle competenze che non hanno in proprio.

La gestione attiva dei processi di protezione dell’IP e della negoziazione di contratti con l’industria presso le università sono affidate a unità di servizio preposte, comunemente denominati Uffici Trasferimento Tecnologie (in inglese, Technology Transfer Office). Il Technology Transfer Manager è una persona, o gruppo di persone, all'interfaccia tra università e industria. I compiti sono piuttosto variegati: dalla valutazione di nuove invenzioni alla gestione della loro successiva brevettazione, dalla negoziazione di contratti di collaborazione e licenze con partner industriali al supporto nella creazione di spin-off. All’Università della Svizzera italiana, il Technology Transfer Office è situato presso il Servizio ricerca e trasferimento del sapere.

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