La scultura tardogotica e rinascimentale dal Ticino fino alla Slesia, passando per Milano

Certosa di Pavia, facciata, particolare
Certosa di Pavia, facciata, particolare
Duomo di Como, portale principale, particolare
Duomo di Como, portale principale, particolare
Certosa di Pavia, portale, bassorilievo
Certosa di Pavia, portale, bassorilievo

Servizio comunicazione istituzionale

12 Novembre 2018

All’interno del fecondo paesaggio artistico sviluppatosi nel Ducato di Milano tra la fine del Trecento e l’inizio del Cinquecento si nasconde il lavoro non solo degli artisti più noti, come Jacopino da Tradate, Giovanni Antonio Amadeo o Cristoforo Solari, ma anche di molte personalità meno conosciute. Il contributo di questi maestri, diversi dei quali provenienti dal nostro territorio, è stato fondamentale per produrre capolavori tardogotici e rinascimentali come il complesso scultoreo della Certosa di Pavia, o come parte di quello del Duomo di Milano, o ancora come quello della cattedrale di Como. In particolare, a questi artisti e alle loro “botteghe” è dedicato il convegno internazionale Scultori dello Stato di Milano (1395–1535), organizzato dall’USI in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Insubria, che si terrà il 16 e 17 novembre prossimi.

Negli ultimi trent’anni, gli studi sulla scultura lombarda e in particolare milanese del Tardogotico e del Rinascimento hanno conosciuto un notevole incremento. Da un lato è stato ricostruito sempre più precisamente l’operato delle figure di spicco, dall’altro l’attenzione si è concentrata anche su personalità più o meno di rilievo, che prima erano ignote o poco conosciute. Il convegno Scultori dello Stato di Milano (1395–1535), che s’iscrive in un progetto di ricerca finanziato dal Fondo nazionale svizzero e sviluppato dal nostro Istituto di storia e teoria dell’arte e dell’architettura (ISA), sarà l’occasione per fare il punto su questo scenario ricco e complesso, grazie ai contributi di esperti provenienti – tra gli altri – dalla Columbia University (New York), dal Courtauld Institute of Art (Londra), dall’Universidad Autónoma de Madrid e da altre università come quelle di Ginevra, Lubiana, Varsavia.      

 

Ci siamo fatti raccontare qualcosa in più sul convegno da Mirko Moizi, ricercatore post-doc presso l’ISA, curatore del convegno insieme ad Andrea Spiriti, Professore ordinario al Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate dell’Università degli Studi dell’Insubria. Che cosa sarà al centro dei lavori?

Nei due giorni del convegno, uno presso l’Accademia di architettura dell’USI, l’altro presso la sede di Como dell’Università dell’Insubria, non ci limiteremo a fare uno stato dell’arte, anzi. Il nostro obiettivo è soprattutto quello di aprire un dibattito intorno al mondo degli scultori lombardi attivi tra la fine del Trecento e i primi decenni del Cinquecento sia nello Stato di Milano che fuori, facendo luce anche su alcune personalità meno note e mettendo a confronto accademici di lungo corso con giovani ricercatrici e giovani ricercatori, così da gettare le basi per future discussioni e ulteriori progetti.  

 

Puoi anticiparci qualcosa che sarà presentato al convegno e che ha per protagoniste maestranze provenienti dal territorio ticinese?

Le nostre Bissone e Carona (tra le tante) sono state, in passato, terre d’artisti. Numerose maestranze, infatti, sono partite da questi paesi alla volta delle città italiane, contribuendo, talvolta anche in maniera determinante, allo sviluppo di importanti cantieri. Senza andare troppo lontano, basti pensare a Milano e al nuovo Duomo, iniziato alla fine del Trecento e oggi monumento famoso in tutto il mondo, o a Genova, dove, sullo sfondo delle vicende corporative che hanno attraversato la città nel Quattrocento e nel primo Cinquecento, erano presenti diversi scultori provenienti dalle terre ticinesi. Giovanni Gaggini da Bissone era uno di questi, ma hanno lavorato in Liguria anche Antonio Maria Aprile, Pace Gaggini, i Della Scala… Gli esempi sono davvero tanti, e non va dimenticata la probabile attività di Filippo Solari e Andrea da Carona in varie località dell’Italia settentrionale, tra le quali, sempre per rimanere in zona, Castiglione Olona.

 

Ma c’è anche chi si è spinto ancora oltre. 

Esatto. Allargando lo spettro a tutti i cosiddetti “maestri dei laghi” provenienti dalle terre ticinesi e lombarde, ritroviamo il loro contributo a Roma, a Palermo, in Spagna e in Slesia, regione a cavallo tra Repubblica Ceca, Polonia e Germania. Uno dei temi che saranno sviluppati al convegno è appunto la mobilità delle maestranze e gli scambi culturali e artistici che accompagnavano questi spostamenti. Ma non solo: sarà dato spazio anche ad altri aspetti di carattere sociale, quali la gestione e l’organizzazione dei cantieri, la relazione tra centro e periferia, i legami tra le botteghe e le singole maestranze, senza dimenticare questioni storico-artistiche come le attribuzioni e il rapporto tra scultura e architettura.

 

Nel contesto del convegno si terrà anche l'ISA Lecture dal titolo La scultura milanese del Rinascimento: problemi, malintesi e principi attributivi, con relatore Charles R. Morscheck, Jr., Professore emerito di Storia dell'arte alla Drexel University, Philadelphia (venerdì 16 novembre, ore 18.30, aula C0.61, Palazzo Canavée, campus Mendrisio). Il programma completo del convegno, che è a ingresso libero, è disponibile in allegato.

 

Per maggiori informazioni:
Mirko Moizi
Università della Svizzera italiana (USI)
Istituto di storia e teoria dell'arte e dell'architettura (ISA)
[email protected]

 

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