Uno sguardo sulla ricostruzione e ripresa dell'Ucraina
Servizio comunicazione istituzionale
1 Luglio 2022
Demyan Belyaev, recentemente arrivato all'USI grazie all'iniziativa Scholar at risk, è entrato a far parte del gruppo di ricerca sull'integrità pubblica dell'Istituto di comunicazione e politiche pubbliche (ICPP) dopo aver lavorato in diversi Paesi come Portogallo, Germania e Stati Uniti. Quali sono gli aspetti importanti per una ripresa di successo dell'Ucraina e quale ruolo possono avere le scienze sociali?
Nelle nostre società c'è una tendenza diffusa a vedere le persone che si occupano di scienza come una sorta di "nerd", se così si può dire. Nel senso che la scienza è percepita da molti come qualcosa di molto teorico e distaccato dal cosiddetto "mondo reale". Di conseguenza, una persona comune spesso presume che le persone che hanno lavorato con successo nell’ambito scientifico non siano in grado di essere professionisti efficaci, come, ad esempio, i politici.
Purtroppo, in Ucraina, il Paese che è al centro dell'attenzione durante l'imminente conferenza internazionale, così come nella maggior parte degli altri Paesi post-sovietici, la tendenza alla diminuzione del prestigio sociale di chi lavora nell’ambito scientifico è un dato di fatto piuttosto preoccupante. Oggi in Ucraina la convinzione predominante è che le migliori decisioni politiche possano essere sviluppate e messe in atto da uomini d'affari "di successo", che hanno già costruito la propria attività in passato e che ora possono gestire il Paese sulla base degli stessi principi. Al contrario, gli esperti accademici sono visti principalmente come persone inutili, capaci solo di leggere e scrivere libri noiosi e di sviluppare teorie che non hanno mai alcuna rilevanza pratica. La conseguenza di questa visione del mondo è che la maggior parte dei funzionari eletti e nominati corrispondono a persone non solo prive di un background scientifico, ma persino di una solida formazione.
A mio avviso, però, questo ostacola lo sviluppo, perché la scienza, soprattutto le scienze sociali, sono un sistema di pensiero, un modo di approcciare i fenomeni del mondo, che una volta sviluppato può essere applicato, con successo, anche a compiti molto pratici come la definizione delle politiche. Quindi, tornando alla domanda, non vedo alcuna contraddizione in questo senso e direi anzi che i migliori esperti di politica potrebbero essere reclutati proprio tra gli scienziati sociali.
La sua esperienza professionale comprende il lavoro in diversi Paesi, dagli Stati Uniti alla Germania, fino al Portogallo e all'Ucraina. Quali sono, secondo lei, le principali differenze tra tutti questi Paesi, se ce ne sono?
Un'altra domanda interessante. In base alla mia esperienza, direi che non ci sono differenze a livello psicologico individuale, cioè quando una persona agisce da sola. Le persone sono motivate ovunque dalle stesse cose: vogliono sentirsi a proprio agio, riconoscenza, sentirsi rispettate. Tuttavia, a livello sociale, quando le persone interagiscono con gli altri o sentono di essere osservate e giudicate da coetanei, tendono ad agire in un modo che ritengono approvato da questi ultimi, ed è qui che appaiono le cosiddette differenze interculturali. La percezione delle persone su quale sia il comportamento "normale" da adottare in diverse situazioni può variare da Paese a Paese, e nella maggior parte dei casi si cerca di adattare il proprio comportamento di conseguenza.
La differenza più drastica tra l'Ucraina e gli Stati post-sovietici rispetto ai Paesi occidentali è forse la presenza di élite consolidate in Occidente. La maggior parte delle persone che fanno parte delle élite al potere sono cresciute al loro interno, mentre in Ucraina, come anche, ad esempio, in Russia, le persone che sono arrivate al potere in politica e negli affari sono spesso persone cresciute in condizioni che i marxisti chiamavano "proletarie". Di conseguenza, la loro propensione ad abusare del loro potere "inaspettato" per ottenere vantaggi privati sembra maggiore che in Occidente, mentre la loro visione di ciò che dovrebbe significare "sviluppo" di un Paese sembra un po' meno elaborata.
Un'altra differenza correlata è che mentre i leader occidentali di solito non vedono il futuro dei propri figli al di fuori del proprio Paese, le élite post-sovietiche mirano fortemente a "espatriare" i propri discendenti in luoghi "migliori" come il Regno Unito, la Francia o la Svizzera. Ciò ha un'importante implicazione politica, in quanto l'interesse di questi leader diventa quello di massimizzare i loro guadagni privati mentre sono al potere piuttosto che sviluppare i loro Paesi, dal momento che le loro famiglie non hanno comunque intenzione di viverci a lungo termine.
Il tema della prossima conferenza, ovvero la futura ripresa dell'Ucraina dopo la guerra, è piuttosto vasto. Quale sarà, secondo lei, la questione chiave per il successo della ripresa dell'Ucraina?
La prima questione è ovviamente che questa guerra si concluda il prima possibile in modo giusto e costruttivo per l'Ucraina, e questo dipende molto dalla comunità internazionale. Tendo a concordare con quegli esperti che affermano che la comunità internazionale è corresponsabile dell'attuale crisi a causa della sua precedente benevolenza nei confronti del crescente autoritarismo russo. "Rimanere neutrali" può sembrare una posizione piacevole e diplomatica, ma in alcune situazioni la neutralità è in realtà anche un modo per sostenere una delle parti di un conflitto, di solito quella più aggressiva. Pertanto, saranno forse le azioni intraprese dalla comunità internazionale d'ora in poi a influenzare maggiormente la fine di questa guerra e le sue modalità.
La seconda questione per una ripresa di successo è proprio quella che sta studiando il team dell'USI di cui sono entrato a far parte di recente: la questione dell'integrità pubblica e dell'efficienza delle politiche anticorruzione. In Ucraina è alto il rischio che i fondi che la comunità internazionale stanzierà per la ricostruzione del Paese possano essere dirottati direttamente nelle tasche di privati o utilizzati in modo improprio, cioè spesi per scopi "corretti" ma in modo molto inefficiente. Ciò potrebbe accadere, ad esempio, se i funzionari statali responsabili della spesa di tali fondi cercassero di favorire aziende affiliate a loro parenti o conoscenti, in modo da ricevere in seguito parte dei loro profitti.
Pertanto, progettare un meccanismo di prevenzione della corruzione prima di trasferire qualsiasi fondo e vincolare l'assegnazione di tutti i fondi per la ricostruzione all'attuazione di tale meccanismo è di vitale importanza per il successo di qualsiasi sviluppo futuro dell'Ucraina. Il nostro team e io stiamo studiando le migliori pratiche di vari altri Paesi che potrebbero essere utili per progettare un meccanismo di questo tipo, che funzionerebbe effettivamente nel contesto ucraino. Una volta completato il nostro lavoro, spetterà ai politici europei e ucraini decidere se avvalersi o meno delle nostre intuizioni, ma noi speriamo vivamente che ciò avvenga e siamo già aperti a varie forme di cooperazione e collaborazione.
Credo che questo sia esattamente l'argomento e il momento storico in cui le scienze sociali possono ancora una volta rivelarsi utili per uno scopo molto pratico e significativo, viste le sfide che l'Ucraina, l'Europa e il mondo stanno affrontando in questo momento.
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